25 Aprile 2024

IronTour MTB all´Elba by Valerio Savino

"Seconda stella a destra, questo è il cammino, e poi dritto, fino al mattino"
Lo diceva la Disney e lo cantava Bennato. E deh, se lo cantava Bennato un fondo di verità ci deve essere perforza.
Secondo me, nel tempo, s´è persa qualche indicazione.
Doveva essere tipo:" Superstrada Variante Aurelia", uscita "Venturina\Piombino" e poi dritto fino a "Imbarchi Elba".

Per me, è quella l´isola che non c´è; che poi c´è, è l´Elba, non so se mi spiego.

Questa cosa che tocca nuotare in una caletta isolata, con l´acqua cristallina, incastonati in un paesaggio da urlo; poi magari prendi la bici e cominci a risalire le strade bianche e i sentieri del Monte Calamita tra vigneti, porzioni di mare con scorci mozzafiato e il paesaggio lunare delle vecchie miniere.
E poi, già che ci sei, non la vuoi fare una corsetta, scendendo fino quasi al mare e risalendo di nuovo?

Praticamente ci si potrebbe fare un triathlon. Oh, ma lo sai che è proprio una bella idea?!?

Facciamo che tipo nuotiamo 1000 metri davanti alla spiaggetta di Calanova, che voglio dì, tantalana. Poi si prende la bici e si fa 26 km, una roba agile, per sgranchirsi le gambe, diciamo con 900 D+, tanto per gradire. S´arriva poi alle miniere del Monte Calamita e di lì facciamo una camminata a passo svelto, il più svelto possibile, oggiù, una corsetta, via. Che voi che sia. Mi garba, facciamola.

Doveva accompagnarmi Francesca, ma purtroppo la sera prima della partenza rimane leggermente ferita in un conflitto a fuoco con la tazza del water e, purtroppo, non è in condizioni di viaggiare. Parto da solo, ahimè.
"Imbarchi Elba" ultimo traghetto del sabato sera. E´ tardi, arrivo spedito. All´ingresso c´è uno che mi sembra fare dei gesti. Rallento, lo guardo, abbasso il finestrino aspettando chissà quale richiesta/ordine/obbligo, ma lui tace. Lo guardo intensamente, parecchio intensamente, ma lui rimane impassibile.
"Mi devo fermà?"
"No, perché?!? Il biglietto ce l´ha?!?"
"Si, si, avoglia, allora vado".
Faccio per ripartire e un finanziere a 2 metri da noi mi mostra la paletta. Minchia, il viaggio parte su una rota sola. Ora questo mi fa perdere il traghetto, penso immediatamente.
Abbasso l´altro finestrino, lo guardo: " ma allora mi devo fermà!"
Si avvicina alla macchina, vede la mia bici sul divano posteriore e mi fa:" no, vada, vada".
Allora deh!
Arrivo alla nave che son già montati quasi tutti, salto su e via.
C´è un po´ di mare, trovo un ragazzo che conosco che aveva partecipato alla Spartan Race a Orte, tra una chiacchiera e un´altra il viaggio passa veloce.
Sbarco e dritto a nanna, sono ad un livello di bollitura molto avanzato.
Ritrovo con 2 amici al Capoliveri alle 9.
Ritiro pettorale, organizzazione materiali e logistica, disquisizione sui massimi sistemi a rutti, riunione di gabinetto con all´ordine del giorno politica estera e politica monetaria del Tajikistan con particolare attenzione sulla scelta tra carta igienica doppio o triplo velo.
´Nsomma, tra una sega e un´altra, arriva anche l´ora di spostarsi alla spiaggia che sarà a circa 10 minuti di bici. La zona cambia è ben apparecchiata, i partecipanti non sono molti: è comunque una roba da uomini con le palle, e io, modestamente, le ebbi.
Zona cambio aperta, si lascia la bici il casco e qualche altra cosa. Pipì nelle fresche frasche, foto con i ragazzi e via ad indossare la muta. Io e la muta ci s´ha un rapporto conflittuale. Nel senso che, sta stronza, non mi entra. Faccio sempre una fatica bestia per indossarla, ma a questo giro no; mi entra perfettamente e al primo tentativo. Peccato che ho infilato la mia gamba sinistra dentro la gamba destra della muta.
Vabbene, ricominciamo.
Per riprendermi dallo sforzo, e visto che manca una mezz´ora alla partenza, mangio un gel.
La muta sembra contenermi senza esplodere, le braccia più o meno si muovono, le gambe pure....ho qualche lieve difficoltà a gonfiare la cassa toracica, ma non c´è problema, respirare è da fighette.
Provo a fare una nuotatina riscaldante in un´acqua gelida. Niente da fare: gelido è più forte di riscaldante.
Esco e aspetto la partenza.
Al suo segnale scatenate l´inferno!
Guardo il mare, guardo quelli davanti a me: " ma chi me l´ha fatto fare...."
Ad un certo punto un suono, i primi balzano in avanti e gli altri tutti dietro. Due passi e si comincia a nuotare. Una fitta al fegato mi fa capire che forse il gel andava mangiato un po´ prima. Il dolore è persistente, ma non aumenta. Riesco a regolarizzare il mio ritmo. Solite scene da frazione nuoto: un colpo lo prendi, un colpo lo dai. Uno che cerca di affogarti, uno che prende una direzione che non si capisce dove cazz sta andando. Eppure la boa è lì!
Sono due giri da 500 metri con un veloce passaggio di qualche metro sulla spiaggia.
Alla fine mi ritrovo accanto al mia amico Massimiliano. Lui è fatto strano: respira a sinistra. Per 7/8 minuti me lo trovo faccia a faccia ad ogni respirazione. Per non farci mancare niente ci diamo anche tra noi qualche colpo. Già che ci siamo, almeno mettiamo le cose in chiaro.
Si esce dall´acqua, sono passati circa 19 minuti. Cerco di togliermi la muta. Questa fase è sempre un esperienza mistica: Santi e Madonne si sprecano.
Si salta in bici. Primo strappetto per uscire dalla caletta e immettersi sulla strada bianca che ci porterà dall´altro versante del monte. Il fegato mi fa ancora male, ma il dolore sembra scemare. Non riesco a chiudermi per bene le scarpe, decido, quindi, di pedalare così, per poi sistemarle alla prima discesa utile. Fu così che facemmo 6/7 km di salita.
Nel frattempo Massimiliano mi passa, lui è un drago in bici. Uno di quelli che gli manca qualche rotella: curve con bici di traverso sul brecciolino, frenate che la ruota dietro arriva al pari di quella davanti....insomma, uno di quelli che gli puzza la vita (Massi, io lo so che non leggerai, ma se leggi ruzzo eh-ndr). Io dall´altra parte ho l´obbiettivo primario di far proseguire l´esistenza dei Savini, almeno finchè non arriva la discesa. Si sale, si scende, si sale di nuovo. Qualcuno lo passo, qualcuno mi passa. Breve tratto leggermente tecnico in una pineta, c´è una curva a destra in discesa con terreno fr....del cazzo, terreno del cazzo (ho cercato altra terminologia un po´ più appropriata, ma nessun termine è riuscito a rendere bene l´idea di quello che volevo dire -ndr).
La ruota davanti scivola, lo sterzo si chiude e io cado. Due che avevo da poco sorpassato arrivano veloci: impreco, tolgo la mia bici dal sentiero e li faccio passare. Non mi sono fatto quasi niente. Faccio un checkup veloce e salto di nuovo in sella. Hanno preso un centinaio di metri di vantaggio. E´ un tratto abbastanza tecnico e non riesco a fare la differenza come vorrei. Vabbè, tanto c´è da fare un altro giro, quindi c´è da risalire. Lì, vedrai, "vi ca´a la befana". Finito il tratto tecnico dentro le miniere (davvero spettacolare) si riparte a salire sulla strada bianca. Li riprendo e li stacco di un po´. Stessa pineta di prima, stessa curva di prima. Visto il primo passaggio, per evitare lo stesso risultato, decido di provare una traiettoria alternativa.
Sembra quasi funzionare, sembra. Mi cappotto e prendo una legnata paurosa sulla spalla. Lì, dico la verità, mi è scappato un porco. Cerco di rialzarmi subito. La bici è di nuovo in mezzo al sentiero, la prendo e raddrizzo la sella e il manubrio. Sopraggiungo i due di prima (come mi stanno sulle palle sti due...-ndr). Li faccio passare e mi accodo. Vediamo se così riesco a non fare danni. Mentre pedalo controllo che tutte le estremità ci siano. Son ben scorticato, sento il sangue che gocciola giù dalla spalla. Mi ci butto un po´ di acqua e mi concentro sulla guida. Arriviamo in tre alla zona cambio, si lascia la bici (1h30´ tempo di frazione), si indossano le scarpe e si parte per la frazione di corsa. Primo pezzo in lieve discesa su strada bianca, deviazione su sentierino singletrack in salita; li mi rendo conto di andare bene e ne supero tre. Pezzo in discesa, prima più marcata, poi lieve. Giro di boa, si scende ancora. Due di quelli che avevo superato poc´anzi mi riprendono e mi superano, finisce la discesa e un sentierino comincia a salire dolcemente. Mi accodo a loro e dopo un po´ li passo, mancano un paio di km ed è tutta salita. Tengo il mio passo onesto e ne prendo altri due, l´ultimo a 50 metri dall´arrivo.
Striscione "Finish" sento il mio nome dalla voce della speaker....
Sai che?!? Alla fine ho vinto anche a questo giro.
2h26´32" 37° Posizione assoluta, 8° di categoria.

Pipino, butta la pasta vai, che torno a casa!!!

P.s. Grazie a Marco, Massimiliano, Giacomo e rispettive compagne per la compagnia.








Fonte: Valerio Savino



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