PisaMarathon 2015: potenzialmente sono semplici numeri

24-12-2015 17:16 -

Distanza, tempo, numero di partecipanti.
A quanto parti?
Parti ad un tot e speri di arrivare.
100 Aquile adornate di rosse canotte, un Presidente, e un paio di altri brutti ceffi, che perdono 10 anni di vita ogni anno.
Vestita per la festa, Pisa ci accoglie con un tempo da fare invidia al miglior inizio di autunno.
Un’aria frizzantina incorniciata in un cielo terso e senza nuvole.
3500 partecipanti (leggasi tremilacinquecento), phyga quanti!!!
Si, ma a quanto parti?
Ma non lo so, non rompere…
Cerco Mirco alla partenza, troviamo Matteo (Braccialini, GP Rossini) e a noi si accoda il Guru, Francesco Bellaway (Bellinvia all’anagrafe).
Scavalchiamo le transenne per evitare di finire in coda allo schieramento e ci accostiamo a Riccardo e a Massimo (Pardini, Canavese: migliori frecce dell´arco PisaRRC).
E’ ganzo stare in mezzo a quelli forti, ganzo davvero.
Menomale c’è il Guerrini, lui non va una sega, almeno non mi sento solo. (Guerriniiii ruzzo ehhhhh!!!).
Mancano una decina di minuti alla partenza, la conversazione sui massimi sistemi trova il momento topico. Si sprecano le citazioni di Goethe parafrasando il pensiero di Kant : “la cacca l’hai fatta?” “si, l’ho fatta prima d’uscì di casa, subito dopo colazione” “io c’avrei da fa’ la pipì, ma ormai mi sa che la faccio all’arrivo” “ma t’è scappata una scorreggia?!?” “no, perché?!?” “boh, a me mi pare qualcuno se la sia fatta addosso…o magari era una vestita e un se n’è accorto…”.
Ok, ma non m’hai ancora detto a quanto parti…
Ma poi si parte davvero.
Un colpo di pistola; il sindaco dice che è l’ora d’andà (Oddio… colpo di pistola e sindaco nella stessa frase, ma vabbè, non è questo il luogo per occuparci di teologia).
Via, si parte.
Canavese davanti e didietro tutti quanti.
Primo km allegro, anzi, quasi divertito, a 3.40 di ritmo. Cazzo c’avrà da ridere sto primo km, boh.
Sui lungarni il gruppo è già sgranato, si corre bene. Km 3 Mirco comincia con la storia del ”recuperiamo un po’ di svantaggio che poi ci fa comodo”. Io lo dico francamente, non c’ho capito una sega. Ma cosa ci s’ha da recuperare che siamo partiti ora?!? Un sarà il caso di guardassi d’intorno e ragionà un momentino?!?
Niente, non faccio in tempo a finire di pensare che me lo perdo (Mirco) e mi prende un 50 metri.
Stavolta non mi faccio fregare, con questi strappi sul ritmo m’ammazzi, de.
Lo lascio andare e tengo il mio passo, una roba che va tra i 3.52 e i 3.55 a km. Onesto, è quello che volevo fare. Anche se nella mia mente lui avrebbe dovuto essere li accanto a me e non 50 metri avanti.
Comincio a pensare: “fanculo, io faccio il mio PB per arrivare insieme a lui e lui fa il suo PB per arrivare davanti a me…”
C’è qualcosa di molto sbagliato in tutto questo, ecco.
Mirco si accoda a Riccardo, sono ancora nel mio campo visivo, li vedo, ma posso vederli e basta.
Accanto a me c’è Matteo, gli chiedo come si sentisse dato che due settimane prima aveva fatto un trail da 85 km, così, per non sapè che fare….
Mi dice che ha un dolore ad un piede, ma che per il momento tiene botta.
Verso San Piero il gruppo si sgrana siamo una 15ina. Conosco il percorso e poco prima del bivio avviso quelli della maratona di spostarsi sulla sinistra. Faccio i complimenti per il ritmo gara, li saluto e salgo sul viale D’annunzio per tornare verso casa. C’è vento contro, costante e fastidioso. Ma il ritmo non cala. Siamo in quattro. Dopo il cavalcavia dell’autostrada due allungano. Mi volto, guardo quello rimasto dietro di me e domando:” senti un po’, ma siamo noi che abbiamo calato o sono loro che hanno aumentato?!?”.
Il tipo dietro sembra in trance, non ha reazioni se non nel moto. Mi giro di nuovo: “mbè?”
“hanno aumentato loro…” mi dice, esalando un faticoso e flebile respiro.
E adesso che faccio?!? Gli vado dietro, sto buono o cosa?!?
O cosa non sembra male.
Mi giro e avviso il mio compagno di viaggio che provo a forzare. Mi guarda; mi guarda e basta, sul suo volto nessun’altra reazione. Lo prendo come un suo benestare, d’altra parte chi tace acconsente, e me ne vado.
Vedo sempre le canottiere rosse di Mirco e Riccardo che corrono appaiati, sono avanti a me di un 150/200 metri. Adesso c’è traffico, i ludici-motori (sembra quasi un’offesa, ma vi assicuro che non lo è) sono tanti e tutti colorati. Da dietro arriva un signore scarsamete crinito, si, via, un pelato. Corre tutto sciagattato, ma fa un mucchio di strada, mi accodo e con lui recuperiamo uno dei due scappati. Siamo a Porta a Mare, svolta a sinistra e troviamo un altro scarsamente crinito:
“Boccio, avvisa la mi mamma di buttà la pasta che sto arrivando”
“Moviti imbecille che Mirco e li davanti..” mi fa lui.
Dal ponte della Cittadella vedo Mirco e Riccardo nel pezzetto di lungarno tra il ponte e via Roma, ormai non li riprendo più. Ci sono Letizia e Chiara, c’è Antonio. Giro in via Roma, deviazione, di nuovo via Roma.
C’è Sergio, bello come il sole, non me lo ricordavo bello così.
C’è anche Simone, anche lui di una bellezza che, a guardarlo bene, non lo diresti mai.
Entro in Piazza del duomo sono ai 100 metri, guardo l’orologio, segna 1.22.09.
Sono contento, non tocco neanche più per terra, volo.

Ho vinto. Minchia se ho vinto. Cioè, in senso assoluto non ho vinto, in senso relativo neanche, ma ho vinto lo stesso.
Il cronometro dice 1.22.30, real time 1.22.17.

Una giornata meravigliosa. Peccato che c’era Mirco. :-D

N.b. Ancora complimenti a Massimo Canavese, Mirco Caleo e Riccardo Pardini (quando sarò vecchio vorrei essere come voi :-D )

Fonte: Valerio Savino