Sassolini e Nocchini.

23-03-2016 14:18 -

Correndo per vie sterrate e sentieri, capita che qualche sassolino entri nelle scarpe. Talvolta è impossibile andare avanti necessita di fermarsi e provvedere. Tal’altra si regge, si anestetizza il fastidio, si batte la scarpa ad ogni passo finché il sassolino non trova un posto meno inopportuno e lì lo teniamo, fino all’arrivo.
Ma poi… va tolto.

Il Trail, non è un gioco.
Il Trail non si improvvisa.
Il Trail ti mette a dura prova.
Nel Trail si impara a conoscersi.

E’ quasi una riflessione, ma al quadrato, nel senso che ci si specchia in se stessi e nelle proprie risorse/difficoltà, e al contempo si va avanti e si riflette sul perché diavolo siamo lì a patire... e a maledire il giorno in cui ci siamo iscritti.
Il Trail ci porta via dalla strada, dall’asfalto e dalle sue regole, per portarci nel fango e sulle rocce… ma anche lì ci sono regole.

E per comprenderle ci sono due strade:
o si sperimenta, e pochi sperimentano e invece rischiano
o si ascolta e si studia e pochi ascoltano e studiano.

E´ ovvio che sono felicissimo che tutti (anche i nostri), abbiamo portato a compimento l´impresa, ma a priori e pure a posteriori, io avrei tentato di dissuadere alcuni, anzi, parecchi.
E a dire il vero ci ho anche provato.
E a costo di essere impopolare, senza atteggiarmi a vice guru perché anche io ho molto da imparare, posso dire senza tema che da organizzatore (che poi deve prestare attenzione alla sicurezza degli atleti in gara, deve immaginare di soccorrerli tutti o meglio nessuno, deve confrontarsi con altri organizzatori ed altre situazioni talvolta rivelatesi fatali…), posso dire ci vorrebbe, nell’approccio un po’ di umiltà in più.

Non mi riferisco a nessuno in particolare, non sto criticando. Forse mi sfogo perché finalmente oggi sono sollevato e comincio a gustarmi la gioia che voi avete donato a noi coi vostri sorrisi, ma… ma…

Al briefing c’era un decimo dei concorrenti poi in gara.
La carta digitale che avevate come strumento (e per la realizzazione della quale ci siamo smazzati non poco in su e in giù…), doveva servire a programmare e progettare i rapporti tra possibilità e difficoltà, non a inceppare il telefono.

Come responsabile della sicurezza, avrei accoppato quelli che mi telefonavano dicendo:
Mi son perso… son qui su un sentiero…ci sono degli alberi…

E non sapete quante telefonate, fino al ricevere le offese e l’accusa di essere incompetenti…

Capite che è anche frustrante?

Siamo stati giudicati da chi non ci ha ascoltati, da chi non ha saputo seguire linee, da chi per la troppa stanchezza ha preso lucciole per lanterne.

Casualmente un Tale Zorn o un Sisti, un Menci, un Ridolfi… ci hanno fatto i complimenti per molte cose e su tutte la tracciatura ineccepibile... non è una lode a noi.. è una valutazione oggettiva.

Cerchiamo di capirci, allora.

Ci pregiamo di essere TUTTI amanti della natura e del rispetto e poi ci si atteggia in modo irresponsabile ed arrogante.

O se avesse diluviato?
O se si fosse alzata la nebbia?
O se il terreno fosse diventato infido?
O se la temperatura fosse bruscamente calata?

Noi non molliamo e lavoreremo per alzare il livello di comprensione e consapevolezza e correremo ancora insieme e magari il frutto più bello di tanto allenamento sarà la rinuncia… e non il rischio.

Il Trail non è una sfida, è un viaggio della mente e del cuore, ma va fatto con scienza e coscienza.

Forse non lo sapete, ma esistono definizioni, regole, proporzioni altimetriche che determinano cosa sia un Trail e cosa una scampagnata oppure una SkyRace.

E, altra cosa che mi dispiace dire ma la dico, pochi hanno letto il regolamento. La preoccupazione che ho percepita, alcuni, solo alcuni l’hanno avuta e SOLO i neofiti che dovevano fare la corta e con timore hanno letto e chiesto.

Chi invece ha affrontato la media e la lunga, non ha chiesto se non in rari casi (uno), ed è partito anche un po’ (MOLTO) all’avventura.

Il problema a questo punto è il Frutto del Trail.

Non c’è niente di più dannoso del convincimento di essere all’altezza di una cosa, è una specie di illusione che permane e ti porta ad affrontare il dopo, il domani, le prossime gare con sufficienza, "Tanto IO, CE LA FACCIO."

Allora cari amici, se scrivo è perché vi voglio bene, più comodo sarebbe correre da mane a sera lasciando ognuno al suo destino.

Non pensate che ora tutto si è livellato, che siete pronti e sdoganati, che tutto è alla portata.

Sarebbe un errore madornale, sperando che non possa diventare fatale.

Spero che il TMP cresca, in numeri e consensi, ma soprattutto che si cominci a vederlo per quello che è, gara seria, difficile, tecnicamente critica.

Qualcuno, di indubbia fama, l’ha definito: Una Perla.

Ecco, vorrei si evitasse di dare perle ai porci e ... è solo un motto popolare, ma a buon intenditor ....

Vediamo di crescere.
Noi faremo la nostra parte, ma la strada degli arroganti e degli improvvisati, non sarà la nostra, almeno, non la mia.


p.s. Fra un po´ andremo al Giglio. Avete provato il medio del TMP...

Bene, allenatevi, perché lì sarà ancor più complicato...

Vi lascio, il mio non è terrorismo psicologico o volontà di disincentivare.

E´ semplicemente un monito, un richiamo alla responsabilità ed all´autocritica.

Sennò, saranno solo patte e nocchini.



Fonte: Sergio Costanzo