Maratona di Roma: il volo delle aquile

12-04-2016 17:30 -

Se oggi potessi scrivere una frase sulle mitiche cartine dei Baci Perugina, scriverei: “la prima maratona è come il primo bacio, non si scorda mai!”
Esattamente un anno fa, a distanza di 10 anni, feci nuovamente la visita medica per l’idoneità all’attività sportiva. In quell’occasione, mi chiesero “che sport pratichi?”, “corro” risposi.
Ed ho corso, non ai livelli di Forrest Gump, ma in un anno ho corso eccome.
Ho ricominciato dall’asfalto, a suon di 8Km, poi 10Km, poi 12km fino alle prime mezze maratone. Fu il buon Cassi a propormi, in tempi non ancora sospetti, Roma come obiettivo per la nostra prima maratona. Senza sapere di preciso cosa significasse tutto ciò, accettai.
Poi sono arrivati i tempi sospetti in cui è esploso il mio spirito ed amore per il trail che senza sé e senza ma mi ha allontanato dallo sfarto o bitume che dir si voglia. Cambia lo stile di corsa, cambiano gli allenamenti e nel frattempo aumentano le dosi giornaliere di Km. In pochi mesi metto in saccoccia, tra le altre, due gare ultratrail da 46Km con peraltro più che soddisfacenti prestazioni. Pochi giorni dopo il TMP comincio a realizzare che mesi prima avevo detto di sì al Cassi…mancano meno di venti giorni alla mia prima maratona. Cosa sarà mai, in fin dei conti sono 42 km in piano, e oramai sono abituato a farne di più sui monti, quindi…
I giorni passano, Roma si avvicina, portandomi un fiume di belle sensazioni non solo per la curiosità di cimentarmi in questa nuova avventura sportiva, ma anche e soprattutto per il weekend goliardico che mi aspetta con il bellissimo gruppo che si è creato. Mi sento beatamente sereno. Sul treno sono felice e rilassato. Qualcuno è positivamente teso, nervoso, impaurito. Io mi sento eccitato, sono curioso di scoprire quali nuove sensazioni, quali emozioni mi regalerà questa corsa.
Ci godiamo con la massima tranquillità il sabato, sistemandoci in albergo tra gradevoli chiacchiere ed un buon caffè (offerto dal portiere, quindi particolarmente buono). Pranzo sul lungo Tevere e ritiro dei pettorali. Unica pecca della giornata sono le troppe ore rimasti in piedi. A fine giornata un po’ si sentono. Cena di tutto il gruppo allargato, quasi al completo. La Juve batte il Milan 2-1 a San Siro…ooohh yessss! Delusione della giornata è scoprire che il Guerrini è milanista, ma in fin dei conti…peggio per lui!
Torniamo in albergo per la nanna. In camera fa un caldo boione. Apriamo le finestre e ci caracolliamo nei letti, per l’ultima notte da non-maratoneti. Passano 5 minuti e sembra di essere 4 clochard che dormono sì, su dei comodi letti, ma sul marciapiede ai bordi della strada. Boia deh che casino! Il Cassi scassa, mette uggia. Ci chiudiamo ermetici nel bunker da 2 persone, allestito però per 4 nell’occasione.
Non sono ancora le 6 del mattino, che siamo già in piedi. Inizia il rituale della preparazione. Condividerlo in quattro in un’unica stanza, è bellissimo. Tre all’esordio e un veterano che ci fa da chioccia. Ore 6:30 ricca colazione in albergo. Banana per la bionda straniera dal pettorale nero. Defecatio. Eccoci belli come il sole scendere per le strade di Roma, orgogliosi della nostra pisanità.
Sotto a dei ruderi che chiamano Colosseo ci ricongiungiamo con le altre aquile. Baci, abbracci, serfie, e tenZione, tanta tanta tenZione, talmente tanta che qualcuno sta per farsela addosso...non la tenZione. Allora rieccoci in coda tra Barberino e Roncobilaccio per andare ai bagni chimici. Una quindicina di bagni a fronte di 17000 partecipanti mi sembra un numero congruo e sufficiente! Nemmeno a Lucca…
Raffa è l’ultima a uscire dai bagni, proprio quando Calcaterra sta per completare il suo primo giro di maratona. Per lui non conta il tempo della maratona, ma quante maratone riesce a fare nel tempo che gli viene dato a disposizione. Oh, se ni garba ‘osì…a ognuno ir suo!
Ci avviciniamo alla partenza e due gocce a testa di TenZoff trasformano la tenZione in entusiasmo. Mentre camminiamo dobbiamo fare attenZione (ma la tenZione non c’è più…) a non inciampare sugli indumenti che qualche furbo maratoneta proveniente dal circolo polare artico, ha lasciato cadere in terra, salvo ritrovarsi a correre in mutande…almeno quelle, non le ho viste. Si narra che qualcuno abbia dato un calcio al phon della Mancini, ma sono le solite cattiverie per invidia dai pelati.
Siamo quasi sopra al beep dello start che lo speeker, a noi dell’ultima gabbia, ci tratta da podisti ritardati. Dice che noi siamo quelli a cui il tempo non interessa, a noi interessa solo arrivare alla fine, magari anche camminando…amore mio, ti ho pensato con affetto e mai in difetto…io sono venuto fino a Roma per vincere, mica per mangiare l’abbacchio! E allora Dajeeeeeee…
Inizia il volo delle aquile!
Boia deh, siamo partiti…davvero? Ma siamo si’uri? Certo, o un lo vedi che si corre? Sì, ma tutta questa gente che corre insieme io un l’ho mai vista! E poi c’è pieno d’omini che fanno pipì al muro…non capisco, con tutti i bagni chimici che c’erano…che grebani!
Fammi fare due riprese vai…guarda bellini questi ruderi…buffa la tipa che corre tirandosi dietro un copertone…ganzo lui che corre in ciabatte…yale deh, o che gente c’è? Mitico lui da solo con la sua carrozzina, strappa complimenti da ogni bocca con sana e naturale violenza. Sciapò. Maglie buffe, maglie strane, gente, persone, gesti, sudore, dolore, calore, passione, amore, caldo, sofferenza, pietà, gioia, stupore, allegria, Km30, sorrisi, baci, mani, sottopassi, ponti, infortuni, soccorso, amici, amicizia, Km35 rigurgiti, telecamere, sanpietrini, fiume di acqua, fiume di persone che corrono, fiume di persone che applaudono, fotografi, Km38…il crollo, centurioni, spugne, bottiglie, gruppi rock, bande folk, artisti di strada, casse con musica a tutto fòò, Cassi con il manuale della sofferenza, Massimo oltre il proprio nome regge e legge il manuale al Cassi, Donne che corrono, che volano, che camminano, che stupiscono e che insieme agli uomini vanno oltre tutto, oltre le proprie paure, le distinzioni di sesso, la religione, il colore della pelle, il non-credo politico. Per poche maledettissime ore, non c’è più distinzione di nulla e di nessuno, siamo tutti un’unica cosa, uniti nella nostra sofferenza e nella gioia degli altri, nella gioia nostra e nella sofferenza degli altri. Km 42,190. Il miracolo si compie: siamo tutti maratoneti, cazzo! …e non per un giorno, ma per sempre!
I dolori del dopo corsa sono soltanto un piccolo prezzo da pagare per questo bellissimo viaggio e la materializzazione della frase che si trova nel bignami della corsa e che recita… “correre gare ultratrail non è propedeutico per correre una maratona”
Grazie Roma, per un giorno sei stata veramente la nostra capitale!
…alla prossima visita medica, quando mi chiederanno “che sport pratichi?”, “sono un maratoneta” dovrò rispondere.
Grazie di cuore a tutti i compagni di viaggio, la vostra amicizia non ha valore.
P.s.: ora però torno su monti è….baciiiii

Fonte: Gabriele Ianett