Triathlon Olimpico di Lerici: la prossima volta gli faccio lo sgambetto!

10-10-2016 09:28 -

Lerici, 08/10/2016.

E´ il mio quarto Olimpico, l´ultimo della mia prima stagione da triatleta.
E´ la gara del riscatto dopo la delusione del Forte e la semidelusione dello Sprint di Tirrenia.

Arrivo insieme a Riccardo in buon anticipo, giusto in tempo per prendere una bell´acquata nel tragitto fra il parcheggio e la palestra dove si ritira il pacco gara. Fa freddo, ma tremo di più pensando alla difficoltà della frazione bike nelle discese, soprattutto in quella velocissima che da San Marcello porta a Bocca di Magra.
Ritirati i pacchi gara, compreso quello di Marco, che di lì a poco ci raggiungerà ricomponendo idealmente la futura staffetta che ci vedrà gareggiare in un 140.6 nel 2017, ci prepariamo e ci avviamo verso la zona cambio. Nel frattempo ha smesso di piovere, ma fa sempre freddo.
In zona cambio lascio tutto l´occorrente, compresa una mantellina antivento per la frazione bike. Esco dalla zona cambio. Batto i denti. Mi infilo subito la muta per riscaldarmi un po´. Come me anche Riccardo, Marco e tutti gli altri.
Ovviamente, appena finito di inguainarmi, mi scappa la pipì! Sarà il contrappasso per tutte le volte che mi arrabbiavo quando ai miei bimbi scappava la pipì sull´uscio di casa? La trattengo. Fa freddo. Mi tuffo. Si sta meglio in acqua. Mi rilasso. Faccio la pipì. Due bracciate. Faccio la pipì. Ci chiamano per uscire. Usciamo. Ci ingabbiano. Sono nella prima griglia insieme a Riccardo e a Marco. Li saluto consapevole che non li rivedrò a breve.
Partono le donne. Fra 10 minuti partiamo noi. Fa freddo. Mi scappa la pipì: di nuovo? Ma non l´avevo già fatta? La trattengo. La trattengo. Un minuto alla partenza. La faccio, tanto chi se ne accorgerà? Vi dirò due segreti: la pipì non esce dalla muta e quasi scotta!

Pronti Via! Solita tonnara fino alla prima boa. Arriva la seconda. La terza è lontana. Mi metto sul mio ritmo. Nuoto regolare. Alcuni mi sfilano. Tengo il passo di altri. Lascio la terza. La quarta boa è vicina. La quinta, invece, non arriva mai. Avrò sbagliato percorso? Ecco la quinta boa.
Ecco il corridoio d´arrivo, ma è troppo stretto: di nuovo tonnara. Esco. Mi slaccio e sfilo la parte superiore della muta mentre corro verso la bici. Schiaccio il pulsante del cambio frazione sull´orologio che segna 32 e rotti: avrò sbagliato qualcosa!
In zona cambio non ci sono più molte bici, ma non sono da solo. Marco e Riccardo saranno già lontani. Metto il casco e gli occhiali. Metto le scarpe. Ho caldo. Lascio il giacchetto antivento a terra.
In bici le gambe cominciano a girare subito bene e la prima salita di San Terenzo me la bevo in agilità. Recupero posizioni. Si va su e giù lungo la panoramica fino a che si comincia a salire davvero verso San Marcello.
A metà salita, superando un gruppetto mi sento chiamare da Marco: caspita l´ho già ripreso! Continuo con ancora più vigore, recupero molte altre posizioni, scollino e mi lancio giù nella discesa che porta a Bocca di Magra. La strada non è molto bagnata ma il grip in curva non è assicurato. Infatti, al secondo tornante incontro il primo incidente. Proseguo con più cautela. Quasi in fondo alla discesa, in coda a un gruppetto, vedo il pettorale 49: è Riccardo! "Ric" gli dico "andiamo insieme!" Lui mi dice di andare ma io resto con lui e gli altri due che comunque viaggiano veloci. In un curvone troviamo il secondo incidente: stavolta la situazione è più grave (più tardi veniamo a sapere che si tratta "solo" di una clavicola rotta).
La discesa finisce, inizia un breve falsopiano che ci accompagna fino alla strada che ci riporterà a San Marcello. Il gruppetto si sfila. Riccardo mi dice di andare. Sono indeciso anche perché non voglio forzare troppo memore dei miei problemi di crampi nella terza frazione. Dopo un po´ mi volto: è 50 metri dietro. Mi urla di andare. Vado. Salgo su regolare e recupero altre posizioni. Arrivo in cima. Discesa e poi mangia e bevi spaccagambe per poi arrivare all´ultima discesa che ci riporterà a Lerici. In questo tratto supero, anzi "svernicio", come mi dirà al traguardo, Angelo Simone. Mi sciolgo le gambe, arrivo in zona cambio, scendo giù al volo dalla bici e...niente crampi! Sono felice come un bambino davanti a un gelato. Guardo l´orologio: ancora abbondantemente sotto e due ore.
In zona cambio faccio tutto alla svelta e parto. Le gambe sono un po´ dure e affronto la prima salita con rispetto. Il falsopiano seguente mi sciolgo e mi attesto sui 4:20-4:25. Si risale per il paese lungo una stradina al termine della quale c´è un tornantino dove si fa inversione. Ma prima....prima c´è una vigilessa che toglie l´anima. Subirò il fascino della divisa? No: è proprio una dea! Dopo il tornante incrocio Angelo, poi Riccardo. Li incito. So che mi riprenderanno, ma non forzo l´andatura, non voglio rischiare. Le gambe girano benissimo. 4:20-4:15. Si continua sul lungomare, poi si gira per salire di nuovo verso un secondo tornante. Stavolta la vigilessa non c´è: ah! Incrocio di nuovo Angelo, vicinissimo, poi Riccardo un po´ più vicino. Li incito. So che mi riprenderanno.

Tornati sul lungomare verso San Terenzo Angelo mi affianca, mi supera, ma non mi distacca tantissimo. Arrivati a San Terenzo si torna indietro. Incrocio nuovamente Riccardo. Ancora più vicino. Lo incito. So che mi riprenderà.

Sul lungomare recupero qualche altra posizione. Arrico alla zona cambio. Mi volto. Riccardo è 50 metri dietro. Mi urla, gli urlo e gli faccio segno di avvicinarsi. Si sente l´altoparlante dell´arrivo. All´ultimo tornantino sulla banchina del porto arriva. Mi affianca. Mi passa. Mi dice di stargli dietro. Ma vola! Mi stacca 5 metri.
Taglio il traguardo. Fermo l´orologio segna 2h35´. Ci abbracciamo.


La prossima volta, giuro, gli faccio lo sgambetto.


Fonte: Massimo Scacco