A Pisa per la LILT (non sono a New York!!!!!). Oltre 76 aquile presenti.

06-11-2016 12:34 -

Ore 11,45 (ora italiana): tutti nella hall degli alberghi di Manhattan. Gli autobus dei ´levrieri´ padroncini newyorchesi ti aspettano nelle Avenues e Streets umide e buie con i fumacchi in mezza alla strada che espellono il vapore della metropolitana. Scombussolati per una notte insonne, l´attesa gioca un brutto scherzo, l´ora in più da dormire nella notte non viene mai ben impiegata se non per guardare e riguardare l´orologio per paura di non svegliarsi e tardare ... Del resto l´incubo di tutti i maratoneti è svegliarsi a maratona partita. Ma a New York sarebbe il colmo dopo quello che hai fatto per esserci (e, soprattutto, per quello che hai speso!). Ma a New York non è mai così: la notte prima, dormi poco ... per paura di non svegliarti in tempo, di dimenticarti il chip o i vestiti da gettare, di non fare in tempo la colazione alle 5.00 di mattina, di non espletare in tempo i problemi intestinali e non doverli risolvere tra le migliaia di wc chimici ai piedi del Verrazzano bridge, dentro la cittadella militare a Staten Island... ed infine la paura di perdere lil tuo autobus. Ma l´autobus riesci a prenderlo sempre, è l´unica certezza e con gli occhi sonnacchiosi, vestito come un clochard, insieme ad altri 50 ´colleghi´ italiani spalmati di linimenti vari, l´autistone di colore mette in marcia il mezzo, volgendo a sud di Manhattan quando ormai l´Oceano inizia a sparare l´alba di un nuovo sole. E sono solo le 5,45 quando in Italia ormai ci si avvicina al pranzo.

Ore 11,45: Italia, anzi Pisa.
E´ andata così... eppure pensavo che solo correndo, il pensiero della Grande Mela svanisse ... ed ero partito bene. Ma ad ogni incrocio, gli amici delle Sbarre, Rossini, Ospedalieri ... non ve n´è stato uno che non mi facesse la stessa domanda: "o te non dovevi essere a New York? Che ci fai qui?". Solo stamani ho capito che ... ero fuori luogo. Fuori posto. Come se i pisani, ed il movimento podistico toscano che ormai mi ha elevato a suo più fedele ambasciatore newyorchese, fossero ´delusi´ dalla mia assenza ... O contenti dal fatto che questo ´cagacazzi del Maggini, così la smette con questa New York´ (cosa altrettanto probabile). E questo mi ha fatto male. Veramente male ...
Ma torniamo indietro a 12 mesi fa (2015): 11esima maratona di New York (la 29° o 30° in assoluto) corsa, come tutte le ultime 9/10 maratone con scarsa preparazione, stavolta ho un ginocchio malmesso seriamente prima della partenza al punto da non aver poi fatto il mio esordio nel triathlon a settembre ed arrancato alla mezza di Arezzo (campionato nazionale Fidal) dove avrei dovuto già capire che ´It was not trips for cats!´. Sono a New York con una compagnia fantastica ed al mio fianco 4 delle bellezze tra le aquile: Chiara, Valentina, Guia e Francesca. Km 17 ... Brooklyn, siamo nel quartiere degli ebrei ortodossi a Williamsburgh, più chiassoso degli anni precedenti quando vigeva un odioso mutismo come unico tratto distinguibile di una 42,195km che è contraddistinta dalle urla di 2 milioni di persone riversate sulle strade accompagnate dalla musica. Qui inizio a camminare ... molto strano, penso io. Km 21... il Pulansky Bridge unisce Brooklyn al Queens con la mezzamaratona ... e me lo faccio tutto camminando. Rimolto strano .... Km 24, Queensboro Bridge, pressoché camminato tutto. Entro a Manhattan sulla First Avenue iper chiassosa, corricchio 2km e ... game over. Si deve camminare e basta. L´antidolorofico che mi aveva tenuto fin lì ritto con lo sputo non fa più effetto. Il ginocchio non ne vuol più sapere, le curve e l´asfalto sconnesso lo devastano, e chiede di essere assecondato e basta! Ed io lo assecondo. Oltre 16 km di camminata a quel punto e di modalità nuova per una maratona che poi sarà la mia più lenta di tutte, ovviamente, al punto che non sarò, l´indomani, tra i primi 30.000 arrivati pubblicati sul New York Times (bei tempi quando nel 2003 il mio nome era in prima pagina ... yale deh, almeno due ere geologiche fa...). La cosa che non avevo notato nelle precedenti 10 edizioni erano le centinaia di poliziotti sui tetti con i fucili puntati e le strade chiuse da jersey per evitare attentati sui maratoneti. L´unico valore aggiunto del camminare ed osservare piuttosto che correre. Tutto questo solo per dire che in quei 16km finali mi ero fatto una promessa: tornerò solo se sistemo il ginocchio e se la preparo un po´ meglio (non dico tanto, ma un poco meglio).
E quest´anno sono arrivato a fine estate finalmente triathleta (con l´acca, please!) ma con distanze corse di 5/10 km al massimo. Oltre ad altri problemini personali che mi hanno indotto a rinunciare. Ma deh ... comprenderete voi che ... 2001, 2003, 2006, 2007, 2008, 2009, 2010, 2011, 2012, 2014 e 2015 ... meritino ancora altro! Ormai è una droga ... non se ne può più fare a meno.
New York poi, per me, è una terapia, una settimana per staccare la spina e rigenerarmi. E´ un tuffo nell´apprendimento di novità, costumi, usanze, modi, prodotti, servizi, spettacoli, cambiamenti continui, umanità. Eppoi ... faccio finta di nulla ma mi mancano le corsette in Central Park con amici, scoiattoli come ad un vegano col tofu.

Stamani minacciava il diluvio universale a Pisa dalla notte fino al pomeriggio. E la notte ha sconquassato tutto. Mentre mi avvicino al Giardino Scotto noto alberi che hanno perso importanti rami pesanti e vedo ampi bozzi. Sul lungarno Guadalongo c´è in pratica un laghetto ma ... miracolo, non piove.
Penso io "saremo al massimo una trentina!". Detto fatto e .... da Marcellone si presentano più di 70 persone. 72 per la precisione. Poi arrivano altre 4 o 5 aquile e, peccato, fossero arrivate prima ci avrebbero consacrato come primo gruppo della mattinata (74 Marathon club, 73 la Verru´a e 72 Pisa Road Runners ... in realtà almeno 76). Ma va bene così. Oggi siamo qui per beneficienza. Onoriamo l´organizzazione della LILT che ha ben gestito questa difficile mattinata. E siamo più di Coltano del martedì 1 novembre (71).
Alla fine, in otto giorni, da Marina a Coltano fino allo Scotto, abbiamo portato a correre quasi 250 persone. Tanta roba suvvia.

Foto di gruppo alla scalinata verso le 8,30 e via tutti tranne io e Marcellone a fare i consueti conti che non tornano mai. Mancavano 0,50 centesimi ... ri-yale deh.
Poi parto e corro. Come al solito sono incriccato i primi due km che sembro fatto col Meccano.
Poi mi sciolgo dopo Piazza del Duomo, attorno alle mura in pratica. Agguanto le bimbe del livello 1 del corso fuori San Zeno, al ristoro della Rossini, quindi via di Pratale dove inizia a piovere e di ritorno allo Scotto. Un giro semplice semplice di 8,5km. Tanti altri hanno fatto la 15km.

La cosa strepitosa è stata la zuppa. Divina, meravigliosa e meritata medaglia della mattinata. Anche quando riprende a diluviare. Così buona che avverti la mancanza di un tocco di cipolla rossa, arianna cane.

Ed a quel punto Ballantini, Salvucci, Ceccarelli ed altri ..... per la millesima volta ... "O te che ci fai qui? Ma non sei a New York?" "NO! CANE DELLE BERVE! NON SONO A NEW YORK!!!
Mi cambio rapidamente e sotto la pioggia torno in macchina senza salutare ...

Ore 6,20 (ora East Cost USA): a Brooklyn centinaia di torpedoni carichi di gambe di tutti i colori, provenienti da tutti i paesi del mondo, con mitocondri pronti per l´uso per oltre 42km balzano nervosamente in attesa di scendere. Lo stomaco è accartocciato, l´emozione è tanta. I pilastri del Verrazzano Bridge si vedono in lontananza. Ormai il sole è uscito e splende sulla baia di New York dove un´austera statua della Libertà ricorda ai nuovi emigranti che lei è la custode dei bisnonni e trisavoli che sostavano qui in quarantena per molti giorni nell´isola di Ellis. Così come un altro esiliato italiano ebbe modo di vivere quei momenti ma attivamente, qui davanti, dove stiamo andando noi, a Staten Island, realizzando una delle scoperte che avrebbe cambiato il mondo ed il cui brevetto venne per pochi denari sottratto da un certo mister Bell, maledetta la miseria. Si chiamava Antonio Meucci, cognome che ci collega, noi maratoneti italiani e, soprattutto pisani, all´attuale campione europeo sulla medesima distanza a Zurigo tre estati fa: Daniele Meucci, da Navacchio di Cascina. Ecco, solo per ricordare, a me più che a voi, che in sostanza il mondo poi è piccolo, fatto di storie intrecciate ma anche di sogni da realizzare. E finchè sogneremo, vivremo sempre ... per nuove esperienze o rinnovarle in continuazione.

Capitolo 12: primo giorno di preparazione della 12th maratona di New Yor. Mancano solo 12 mesi ed io sono già ripartito, onorando nel frattempo la LILT. Siamo in 76 e .......


Fonte: Andrea Maggini