Levigliani: il Corchia, le Voltoline e le scarpe di Mariella.

21-07-2013 17:32 -

Iscrizione. "È la prima volta che la fai?" "Si. Perché? C´è qualcosa che dovrei sapere?" "...no...."
Avrei dovuto capire dalla sua domanda. Avrei dovuto capire dai tanti tornanti sulla strada per Levigliani. Avrei dovuto capire semplicemente alzando lo sguardo, in alto alto alto e domandare "scusate, mica sarà quello il Corchia?!" Invece non l´ho fatto. Oppure lo spirito di scoperta, la mia anima da "runner turistica" mi ha impedito di vedere come sarebbe finita. Ma partiamo dall´inizio. Sono sola, quindi posso non vergognarmi se parto camminando. Si parte in salita, sull´asfalto e subito si entra nel Parco delle Alpi Apuane. Cammino, e pure piano. Con la scusa di guardare il paesaggio (già dopo le prime curve il panorama della vallata sottostante è proprio bella) e leggere i cartelli, faccio anche qualche breve sosta. Dopo poco, la salita asfaltata finisce, sono assetata ma c´è subito il primo di tanti ristori. Oggi, la parola "ristoro" suona più letterale che mai. Siamo all´ingresso dell´antro del Corchia, devo venire a visitarlo! Ma ora si inizia a fare sul serio. Un cartello con un disegno innocente ci domanda se abbiamo tutto il necessario per affrontare la salita: scarpe da trekking, giacchetta antivento, bastone, acqua, viveri, siero antivipera, razzo di segnalazione, piastrine medico/anagrafiche, testamento firmato.... Io possiedo esattamente scarpecalzeintimocanotta. Nient´altro. Sono prontissima! Da sotto si possono ammirare dei puntini colorati muoversi in diagonale... Ah, sono gli altri, quelli quasi in cima. Cavoli, come sono in alto... Conosco subito Mariella, lei è una veterana di questo sentiero. Mi dice che è impegnativo, che alcune sue amiche che soffrono (come me) di vertigini non sono venute per questa ragione. Un signore diversamente giovane ci precede. Qualche curva sopra di noi qualcuno urla, fischia, ride. Lo prendo come un buon segno. La seguo. Non penso al vuoto. Le dico che ho paura. Lei mi parla, mi racconta, mi distrae... La strada è terribile e meravigliosa, stretta, di sassi traballanti, a picco sul nulla. Ogni tanto ho il coraggio di guardare in giù, la vista è strabiliante. "Guarda a sinistra!" Obbedisco. Passato il peggio, mi arrischio a sbirciare. Se non le avessi dato retta, le vertigini mi avrebbero paralizzata. Ci sono parecchi passaggi molto stretti e ripidi. Il vantaggio del terrore è che non ti fa sentire la fatica. Curva dopo curva. Voci dietro, canti davanti. Io guardo le scarpe di Mariella. Non ho guardato altro per alcuni km. Rocce, scarpe, rocce, scarpe. Mariella che si gira a controllarmi. Scorci di panorama da cartolina. Siamo quasi in cima, la strada si allarga, il burrone si allontana. La sensazione è incredibile: sembra la definizione della parola libertà, con il vento fresco, altre rocce, prati verdissimi, un cielo blu profondo, i fiori dai mille colori, i ruscellini... Finalmente corriamo un po´, sotto i nostri piedi si alternano strade nei boschi e prati, sentieri e tanta tanta salita! Nel frattempo la compagnia aumenta, si ride e si scherza tantissimo mentre ci arrampichiamo nel bosco ("ma siamo ancora in Italia??"). Più o meno a metà raggiungiamo il punto più alto, alla base del Corchia; ristoro reidratante e sguardi curiosi degli escursionisti. Il paesaggio è tipicamente alpino, molto suggestivo. Foto di rito con vallata soleggiata alle spalle. Si inizia a scendere piano piano e si intravvede in alto una sorta di monolita. Sarà la stanchezza o la bellezza magica del luogo, ma a me fa a pensare a Stonehenge. Ora siamo compatti in 4 e affrontiamo chiaccherando i circa 6km di discesa sulla strada che ci riporta comodamente a Levigliani. Avventura finita, nuovi amici, la bellezza incisa negli occhi. Ci rivediamo presto, Voltoline!


Nota tecnica: organizzare una marcia in un simile ambiente ha richiesto un´organizzazione sicuramente complessa ma impeccabile. Molti volontari della Protezione Civile sul percorso, ristori continui. Bravi davvero!



Fonte: Cristiana Cettuzzi