Riflessioni sull´impresa dell´amico Bellinvia al Tor des Geants.

14-09-2013 08:22 -

Mi ricordo, un paio d´anni fa, che stavo facendo i complimenti a Francesco per una delle sue tante imprese e lui, schernendosi e dondolando il capoccione e sfoderando il sorriso degli audaci e gli occhi del sognatore, rispondeva così: "No, ma io, devo fare io Tor de Geant"

Io gli risposi pisanamente, con un classico "Te sei scemo e tu mà un lo sa", ma sapevo perfettamente che prima o poi l´avrebbe fatto. Se oggi si grida (GIUSTAMENTE) all´impresa, io vorrei ricordare ed evidenziare che Francesco è esempio e monito, non solo per ciò che ha compiuto, ma per come c´è arrivato.
Quando l´anno scorso non è stato incluso nella lista dei partenti, (pettorali ad estrazione su tutti gli iscritti...) la delusione è stata cocente ed ha reso vana mesi e mesi di preparazione. Voi potete immaginare cosa passa nel capo ad un atleta che focalizza il suo traguardo e di colpo gli fanno sparire il filo di lana? Ebbene Francesco non ne ha fatto parola con nessuno o se l´ha fatto è stato a modo suo, lasciando parlare i silenzi e le pause, che nei suoi discorsi dicono molto di più di quanto non possa sembrare.

Ha anteposto, però, nuovamente il sogno alla realtà ed ha spostato avanti l´orologio del progetto (e si è allenato ancora per un anno), convinto e fiducioso che questa volta sarebbe stato tra i partenti.

L´impresa di Francesco la possiamo leggere da vari punti di vista, ma mai sottovalutare il dolore, la disperazione, gli infortuni, la solitudine, la tristezza, l´apprensione che questo amico ha gestito quotidianamente e che solo raramente ha condiviso. Tutto il PRIMA dell´impresa oggi fa sorridere, prima lui e poi tutti noi, perché essere un GIGANTE elide ogni sacrificio, ma il monito, cari ragazzi, sta proprio in quel prima, in quel senso del dovere nei confronti di un impegno, in quel sacro rispetto per la natura e le cose del creato, che Francesco ha sfiorato leggero correndo la sua gara.
Francesco ha fatto della FATICA una compagna e una maestra di vita e da questo rapporto intimo sono germogliati frutti e fiori e si sono rafforzati i vincoli del rispetto di se stessi, degli altri, dell´onore e della condivisione.
Francesco dal TOR non torna stanco, torna RICCO e questo dovremmo averlo ben chiaro tutti lasciando che anche in noi il seme del volere e del dovere metta solide radici.

Non sono avvezzo a preghiere, ma negli ultimi sei giorni il mio pensiero è andato spesso a Francesco cercando di penetrare gli occhi suoi e di vedere ciò che stava vivendo e vedendo. Spero che Pisa possa tributargli il giusto onore,
che i giovani guardino a lui come ad un esempio, che il suo volo d´aquila sia di sprone e serva a cancellare tutte quelle false scuse che ogni giorno ci costruiamo.
Ho solo una preoccupazione: appena abbraccerò Francesco e mi complimenterò con lui, cosa sogneranno gli occhi suoi? Dove volgerà lo sguardo sognante?
Ovunque andrà, saremo con lui, questo è certo.

Fonte: Sergio Costanzo