Tor des Geants: il racconto di Bellinvia (parte 2)

21-09-2013 11:47 -

Seconda ed ultima parte. "Sono passati tre giorni in cui ho dormito 2h 30´... mi sento decisamente stanco il mio passo si fa lento, barcollo ma decido che quello è il mio destino. Continuerò a camminare senza fermarmi. Mi lascerò guidare non più dalla volontà ma dal corpo... Eh si, non ci sono dubbi, sono proprio in piena crisi... La osservo come se ne fossi estraneo ... Respira. Lasciati andare. Non cercare di reagire ... Penso che la crisi sia un tentativo estremo che l´organismo utilizza per riposarsi... per sopravvivere.A un certo punto, salendo verso il Rifugio Coda, crollo! Mi butto da una parte e mi assopisco... Dieci minuti, non di più .. Va meglio, sempre ´sfatto´ ma va un po´ meglio. Debbo dire che nei momenti di crisi non mi sono mai perso d´animo e mai mi sono disperato, anzi, ho sempre guardato con benevolenza a quei momenti, d´altra parte ero qui per quello, per vedere cosa c´era oltre...In questo genere di cose bisogna essere curiosi!

Stavo sicuramente affrontando la parte più difficile del mio viaggio...Quel giorno è stato poi il più lungo. Ho camminato sino alle tre del mattino attraversando un territorio selvaggio e impervio .... Ricordo dei momenti di grande intensità come quando sono arrivato a Niel accolto dal calore della sua gente...e dopo nel cuore della notte al Col Lasoney spazzato da un vento gelido dove ho sentito una forza che si prova solo nei momenti più estremi (una sensazione simile all´euforia) e infine nella lunga discesa sino a Gressoney negli ultimi km su asfalto, in cui barcollavo a dx e sin e dove Lorenza alle tre di notte mi è venuta incontro e mi ha soccorso ... Ero in pieno stato confusionale. A Gressoney sai che le difficoltà più grandi sono superate, se da una parte questo può sembrare un bene, dall´altra può trarre in inganno facendoti troppo rilassare. D´altra parte mancano ancora 130 km! A Gressoney me la prendo con calma, continuo ad ascoltarmi e il mio corpo mi fa muovere lentamente ... Non c´è fretta, non c´è più gara! Rimane un fantastico viaggio.

All´inizio della salita per Col Pinter incontro Marco Cirla, si ritira per problemi allo stomaco (Alessandro è avanti anche lui si ritirerà penso a Saint-Remy). Sto´ discretamente bene. Le tre ore dormite a Gressoney mi hanno fatto bene! Arrivo a Saint Jaques in Val d´Ayas dove mi attendono due amici, Lorenzo ed Andrea, e al ristoro del paese ritrovo Andrea Gallo lì fermo con un ginocchio conciato male.Andrea è al suo terzo tentativo al ´Tor´, ma nonostante sia un ottimo atleta ha sempre avuto problemi fisici. Decidiamo di continuare insieme, saliamo verso il Col di Nana passando dal Tournalin. Andrea è costretto a prendere antidolorifici, prendo anch´io una tachipirina. Mi sento di avere la febbre.In discesa Andrea non va proprio il dolore si riacutizza ... In qualche modo riusciamo a raggiungere il paesino di Cheneil dove lo viene a prendere un´ambulanza ... Il suo viaggio purtroppo è finito. Quella sera andiamo tutti (io, Andrea Gallo, il Peo, Lorenzo, Stefania e un amico di Andrea) a mangiare una pizza, una botta di vita!

Giovedì mattina alle cinque siamo in cammino insieme a me c´è l´amica Stefania Avanzinelli, lucchese trasferita a Valtournanche, e Raffaele D´Agostino, abruzzese. Una vera forza della natura. La notte è fredda e spettacolare. Il cielo punteggiato da milioni di stelle fa cornice allo stagliarsi delle montagne. Stefania tiene un passo sostenuto, sto bene a parte un doloretto fastidioso al ginocchio sin. La Stefi parla, parla e io faccio un pò fatica ma cerco di non essere da meno...In breve siamo al Rifugio Barmasse. Giusto la pausa per un tè e ci ributtiamo nella notte stellata. Il sentiero ora traversa in quota verso sud. In basso le luci di Valtournanche ancora immerse nella notte. Mentre il Rosa e il Cervino cominciano ad illuminarsi del nuovo giorno, fa veramente freddo, tutto è gelato e i nostri passi rapidi nella luce dell´alba. Stefania ci lascia (deve tornare velocemente giù per portare le bimbe al primo giorno di scuola). Io e Raffaele continuiamo in silenzio immersi in una luce irreale.

Questi giorni hanno cambiato il mio modo di muovermi, il mio cammino si è fatto più adeguato, più calmo, più efficiente, la gara è diventata viaggio, il viaggio che mi ha riportato a una dimensione essenziale, al nocciolo profondo di me stesso ed in quel momento percepisco fortemente questa sensazione. Nella calma assoluta di quella mattina mi accorgo che stò piangendo... Da quel momento il mio viaggio continuerà serenamente. Alla fine avevo trovato ciò che cercavo... Il ginocchio sinistro si è aggravato, salgo bene, ma in discesa è un patimento. Mi si è infiammato anche il tendine quadricipitale come a tanti altri...Faccio leva sul mio stato di illuminazione, che aiuta, ma non basta! Tocca impasticcarsi ... E via di Brufen, Toradol, Efferalgan...Salgo a 6/700 m di dislivello e riscendo e scendo alla metà ... Arrivo ad Olomont messo maluccio.

Ore 4 del mattino di giovedì, ghiaccio e antiinfiammatori mi hanno rimesso in piedi in qualche modo...sento però di essere messo male. Il dolore c´è sempre ... Ea un freddo cane! Salgo da solo completamente vestito (ho anche il piumino) senza fare una goccia di sudore. Nonostante tutto sento di essere vicino stasera sarò a Coumayeur! Prima di Saint Remy mi concedo diversi km di corsa, il sentiero è in piano su prato l´ideale! Corro veramente piano, ma è lo stesso una bella sensazione (nonostante il dolore). Saint Remy stà sulla strada che porta al Gran San Bernardo, vicino alla dogana. Li è la solita accoglienza fatta di complimenti e ospitalità. Quello che mi ha colpito in queste manifestazioni di stima è la semplicità la sincerità che questa gente di montagna ha saputo comunicarmi... Mi sono sentito "capito" e in qualche modo anche protetto. Una signora mi ferma e dice: "Te sei Francesco?! Vieni ti faccio vedere hanno scritto qualcosa per te!" Mi porta all´entrata del paese, dove mi indica un cartello con su scritto: "Francesco! Siamo con te, andiamo insieme sul Malatrà" Luciano e Mara. Luciano e Mara da qualche hanno si sono avvicinati alla montagna e sono innamorati delle alte vie Valdostane e come molti altri, mi hanno seguito passo passo... A differenza di altri, conoscendo bene il percorso, penso siano rimasti colpiti dalle incredibili distanze percorse giornalmente in questa gara... A loro, come a tutti quelli che mi hanno seguito e incitato va il mio commosso (e non è retorica) ringraziamento ... In determinati momenti di crisi, il loro (e vostro) contributo è stato fondamentale! Ora sono sotto al Malatrà, la giornata è splendida.
Ho davanti il vallone che porta verso il Passo. Una vera meraviglia della natura ... Capisco che sono a un passo dalla meta, la gente ci saluta ... incontro Andrea Plat (Guida alpina valdostana) con cui avevo salito l´Entrelor nella dura notte del primo giorno. Ci abbracciamo è un momento intenso, mi fa notare che dietro di me c´è tutta la Valle d´Aosta. Salgo sugli ultimi metri che mi portano allo stretto intaglio de Malatrà, mi tiro su e sono felice di poter usare le braccia.... Aspettavo questo momento, me lo ero raffigurato molte volte durante il viaggio. Davanti a me il Bianco sembra l´ambito premio, un favoloso gioiello di luce e ghiaccio.Rimango fermo in un lungo contemplativo silenzio mentre tutte le sensazioni di questi giorni mi passano davanti... Da lì una lunga discesa mi riporterà nella vita di tutti i giorni ... Scendo, scendo rilassato, tranquillo, senza fretta. Mi godo il più a lungo possibile il mio gioiello...Mi sdraio sull´erba e mi lascio andare al sonno ... Poi riparto. L´ultima parte tra il Rifugio Bonatti e il Rifugio Bertone è tutto un saliscendi ideale per correre ...Ed infatti, corro! All´incrocio del sentiero per Troncey (frazione della Val Ferret, dove c´è la baita di Michael e Marinella, i miei zii) una bella sorpresa: mi sono venuti incontro Lorenza, Luchino, Andrea Loprieno (il Peo), Marco Ceccarelli e Franca. Sembriamo un´allegra comitiva al ritorno da una gita di mezza giornata... anche se le mie membra indolenzite mi ricordano che non è proprio così...Corro. Corro dietro alla falcata elastica e longilinea di Luchino, che corre concentrato e felice. Al Bertone l´ultimo controllo. Uno dei volontari mi fa notare che il ´Tor´ ti cambia dentro e che non è facile ritornare alla vita di tutti i giorni ...Scendo... Corro ... Sento dolore, ma oramai non importa ... Entro in paese ed accanto a me Luchino ...La gente acclama .... Il tappeto rosso ... La voce dello speaker ... I flash dei fotografi...
La mia mente è distratta e vola altrove."

Per chi volesse leggere la prima parte: clicchi qui.

Fonte: Francesco Bellinvia