Volterra: un tuffo nella storia grazie alla corsa.

20-05-2014 10:37 -

In un saggio credo del 1935 lo scrittore tedesco Rudolf Borchardt scriveva di Volterra che "[...] I fattori che avevano giustificato il sorgere della città non esistono più da millenni: il clima e le condizioni della terra sembrano scoraggiare chiunque; difficili e stentatissimi sono i collegamenti con il resto del mondo; [...] Ma la città, ridotta a cittadina, continua a vivere - e solo in grazia di coloro che ancora vi abitano eredi di una tradizione la cui grandezza e dignità consiste in questo: che né successi o sconfitta, né prosperità o miseria, né alti e bassi della sorte possono influire su di essa, anzi, neppure la riguardano [...]". Fuor di citazione letteraria, ogni qual volta devo andare a Volterra ho la curiosa e inspiegabile sensazione di dovermi recare in un posto lontanissimo, ed in effetti la levataccia alle 5 e mezza di domenica mattina confermava una volta di più la mia impressione. Non solo, ma durante il tragitto ripensavo al saggio di Borchardt e riflettevo che i collegamenti stradali (quelli ferroviari non esistono), dal 1935 ad oggi, non sono poi migliorati un gran ché. Si certo, oggi c´è la superstrada, ma da Capannoli in poi si arriva al sospirato bivio per Volterra percorrendo una strada stretta ed alberata in mezzo alla campagna, intralciata da trattori e da un inverosimile numero di maledetti apini a tre ruote. Le recenti e drammatiche frane, poi, costringono ad imboccare una strada secondaria che si inerpica verso la città attraverso un lungo e tortuoso percorso che si addolcisce solo osservando la incomparabile e straordinaria bellezza delle colline circostanti. Insomma, tra la levataccia, le curve, le suggestioni borchardtiane, i trattori e soprattutto gli apini, giungo finalmente a Volterra per la 27a puntata del 3 Province già abbondantemente provato. Parcheggio fuori le mura - pregando che nel frattempo non mi franino sulla macchina - e mi dirigo verso la piazza dei Priori, punto di ritrovo e di partenza, accennando un timido passo di corsa letteralmente per scaldarmi, nel senso che faceva parecchio freddo. D´altra parte, penso, Borchardt l´aveva scritto che il clima a Volterra è particolare ..... Sarò completamente solo, pensavo tra me e me mentre mi dirigevo in piazza: d´altronde oggi sono in programma anche altre corse, ieri c´è stato il duathlon sociale con attrippata finale, Volterra è lontana ...... In effetti non è che vedessi un gran movimento intorno a me. E invece, nella straordinaria, stupenda ed unica cornice della Piazza dei Priori non ancora raggiunta da sole, vedo brillare una tuta azzurra delle Aquile: MARCELLO!! Mitico, unico, insuperabile, fondamentale, indispensabile .....! "Allora se ci sei facciamo la lista!!" - mi dice a gran voce. E vai con la lista Bassi-Dringoli orgogliosamente redatta a mano, e comunque .... Aquile presenti!! Incontro nel frattempo un mio vecchio conoscente volterrano che inizia a raccontarmi di Volterra, dei suoi abitanti, di cosa fanno, etc. etc. .... mi sembrava tutto molto interessante ma non ricordo francamente nulla perché, ancora assonnato, infreddolito e rintronato dalle curve, vedevo solo due labbra che si muovevano, ma tant´è ... Ci sono pochi partecipanti (400 per gli organizzatori, meno di 300 per la Questura ...), ma fortemente motivati a correre ´sta 3 Province che si svolge in una delle più belle città del mondo. Adunata generale, colpo di pistola, piccioni impazziti (forse uno, dicono i bene informati, addirittura colpito in pieno) e partenza .... Faccio il primo chilometro con Marcello, costretto a camminare per un indolenzimento muscolare, e poi inizio a correre. A Cortina, penso, non potrò camminare altrimenti mi vengono a recuperare col gatto delle nevi! E quindi aumento un po´ l´andatura cercando di raggiungere il mio passo; una lieve discesa, un giro intorno alla città, e infine un lungo salitone che porta al punto più alto della corsa dal quale inizia a dipanarsi il tragitto extraurbano di questa 3 Province volterrana. La prima parte in sostanziale discesa con alternanza di strada asfaltata e viottoli, e lunghi tratti fra campi ed uliveti in uno scenario di straordinaria bellezza (certamente uno dei più belli del 3 Province). E´ un paesaggio di confine tra le verdi colline pisane, la rossa terra tipica del senese e i colori chiari della Maremma che, vicinissima, lambisce il volterrano. Le colline sembrano toccare il cielo e i frequenti filari di cipressi si alternano agli ampi vigneti. Coltivare la terra in questi luoghi, penso, presuppone necessariamente una naturale predisposizione al bello e all´armonico che i contadini di queste zone devono essersi tramandata per millenni. Corro quasi in solitaria, e dopo il bivio per i 18 chilometri senza il quasi ..... Lunghi tratti in mezzo alla campagna senza vedere l´ombra di un runner, tanto che comincio a temere di avere per qualche ragione sbagliato strada! Il primo controllo e il primo punto ristoro mi tranquillizzano: almeno la strada è quella giusta.
Al bivio successivo un attempato volontario dell´organizzazione mi fa: "Bhà, anche te con la maglia verde? I tuoi compagni di squadra son passati un quarto d´ora fa e andavano come matti!". Comincio a sospettare che per i volontari ci siano dei punti ristoro a base di grappini e ponci, e ridendo continuo a correre. Ora, dopo circa un´oretta di corsa mi devo fermare per un bisognino fisiologico. Devio quindi dalla mulattiera che stavo percorrendo e - convinto di essere completamente solo - mi dirigo verso un anfratto quando mi vedo piombare addosso una coppia di runner che evidentemente mi stavano seguendo. Ci ritroviamo faccia a faccia e lui mi fa: "perchè ci siamo fermati?". "No" - rispondo - "mi sarei fermato solo io per fare un bisognino e quindi ho deviato dalla strada ..." Un attimo di silenzio e poi risate a crepapelle con lei che mi dice: " no, ma fai pure eh ..." Evidentemente ci devono essere dei punti ristoro a grappini e ponci anche per concorrenti privilegiati .... Proseguo quindi la corsa con un buon passo e raggiungo un gruppetto di tre concorrenti con i quali proseguirò fino alla fine. "Ecco" - dice a un certo punto uno dei tre - "e con questa sono finite tutte le discese". E infatti al decimo chilometro spaccato inizia la parte più dura del percorso, praticamente una salita continua che riporta a Volterra. Va bè, penso, sarà comunque un buon allenamento: accorcio il passo cercando di mantenere il ritmo, ma in alcuni punti la salita è veramente durissima e, letteralmente, arranco (Guia, originaria di Volterra, mi dirà poi che "i percorsi volterrani sono come i suoi abitanti: tosti!").
Ma la compagnia aiuta e ci facciamo coraggio a vicenda arrivando in buone condizioni alle porte di Volterra. Si prosegue lungo le mura della città, vedo molti operai che lavorano per arginare con reti metalliche le recenti frane e penso che in mezzo a tanto marciume c´è anche un´Italia silenziosa che lavora di domenica per salvare il proprio patrimonio storico-artistico. E i volterrani sono fra questi; "eredi di una tradizione la cui grandezza e dignità consiste in questo: che né successi o sconfitta, né prosperità o miseria, né alti e bassi della sorte possono influire su di essa [...]" Si entra quindi in città, percorriamo gli ultimi due chilometri fra turisti e cittadini che ci incitano e, finalmente, tagliamo il traguardo in piazza dei Priori, stanchi ma come al solito felici. Felici di aver partecipato ad una corsa bellissima, in una città che non ha bisogno di ulteriori commenti, e con un percorso nel quale ad ogni passo si tocca la Storia (con la s maiuscola): etrusca, romana, medievale.... Pochi al mondo se lo possono permettere.


Fonte: Dino Dringoli