Cortina - Dobbiaco 2014: ... poscia, più che il pensier, potè il pancino ...

07-06-2014 06:48 -

Insomma, finalmente ci siamo.
Aspettavo la Cortina - Dobbiaco Run da tempo e l´avevo programmata già da novembre.
Fino all´anno scorso correvo unicamente perchè mi piaceva, magari partecipavo a qualche non competitiva, così, senza particolari obiettivi agonistici.
Ma nel tempo ho maturato il proposito di cimentarmi in qualche gara competitiva e soprattutto di correre la mia prima maratona.
Così mi sono iscritto al PRRC, ho fatto le visite mediche del caso, ed ho iniziato ad allenarmi diversamente. Naturalmente ho iniziato anche a provare alcune gare competitive, e la Cortina - Dobbiaco Run l´avevo inserita fin da subito nella mia personalissima programmazione come trerza gara, ma soprattutto come la mia prima 30 km.
Ma al di là di queste cose, ci tenevo tantissimo a parteciare a questa gara, sia perchè a Dobbiaco sono venuto in vacanza per anni ed anni con i miei genitori, e sia perchè, a detta di chi già l´aveva corsa, si tratta di una gara dal percorso straordinariamente bello.
Mi aggrego quindi subito al folto gruppo della "gita" a Cortina magnificamente organizzata dal nostro Presidente Maggini.
Raggiungo il gruppo all´albergo di Monguelfo in macchina (ero a Brescia per lavoro).
Un posto che definire solo magnifico non rende l´idea: l´albergo è praticamente sulle rive di un verdissimo lago alpino in piena Val Pusteria con straordinarie e ancora innevate montagne di contorno. Stupendo.
Non voglio ripetere i bellissimi e dettagliati reportage dei miei compagni di squadra, ma è impossibile non andare con la mente al fantastico clima della compagnia e alle splendide persone che la compongono. In primis il nostro Pres che, oltre alle capacità organizzative e professionali, dimostra una passione, una dedizione e un amore per la squadra veramente rarissime nel nostro superficiale mondo di ciarlatani .
Non conosco tutti benissimo, è da poco che sono nel gruppo, ma è come se ci fossimo frequentati da sempre, accomunati dall´amore per lo sport, da semplicità e soprattutto da uno straordinario spirito di squadra.
Una compagnia piacevolissima che scorre fra risate, battute, fotografie ... Insomma gente di livello e soprattutto di valori sani con i quali mi piace stare insieme.
Divido la stanza con Mauro Ciapetti, in realtà una enorme suite con salotto, terrazza e due televisori!
Dopo pranzo andiamo a Dobbiaco a ritirare i pettorali, il pacco gara e soprattutto ad incitare Marcello, Sikkra, Paola e Valentina che corrono la non competitiva.
Vedendo gli atleti partire per la non competitiva mi sale un po´ di tensione per la gara che ci aspetta il giorno dopo.
Incontro alcuni amici, ci scambiamo impressioni e commenti, ci facciamo gli auguri; intanto guardo il finish e visualizzo il mio arrivo come in una fotografia mentale. Ce la farò? 30 km sono comunque tanti ....
Si ritorna in albergo: cena, e soprattutto risate a crepapelle per gli spaghetti con cozze e cetrioli ordinati da Domenico e Marcello e per la foto di gruppo con un enorme schutzen bavarese che si aggirava nella hall dell´albergo.
Esco sulla terrazza e mi accendo il sigaro contemplando il lago ormai al tramonto, scambio due chiacchere con Massimo e poi a nanna. Domani si corre!
In camera con Mauro ottemperiamo al sacro rito della scelta degli indumenti e appuntiamo accuratamente il pettorale ... Ridiamo come matti perchè non riusciamo a decidere cosa metterci: Mauro era indecisisissimo sulla maglietta, io non sapevo se mettermi i pantaloncini lunghi o corti .... Alla fine lui opta per la maglia azzurra del pacco gara ed io per i pantaloncini corti.
Dopo una feroce lotta con quei maledetti piumoni nordici riusciamo a spengere la luce e ad addormentarci: Mauro rannicchiato in posizione fetale ed io con i piedi che mi uscivano fuori dal piumone!
Alle 5 di mattina Mauro è già in piedi. Mi alzo anche io ed iniziamo a vestirci, silenziosi. Ora si fa sul serio.
Colazione alle 6 e via col pullmann verso Cortina.
Ora, l´autista era certamente molto bravo e simpatico (al netto di una cravatta viola che se c´era Boccio gliela strappava a morsi), ma le curve a picco sugli strapiombi mi fanno tornare a gola la colazione e mi incutono una certa preoccupazione. Deformazione professionale: come dice mia moglie se non ho tutto personalmente sotto controllo non sto tranquillo.
Via Dino, mi dico, non te la farai mica sotto per due curve di montagna! Ma figurati, mi rispondo, ti pare che uno alla mia età se la fa sotto? Figuriamoci ..... eh, appunto, per le curve no, ma ....
Arriviamo finalmente al Palasport di Cortina, struttura incredibilmente bella e organizzatissimo punto di raccolta di tutti i podisti della Cortina-Dobbiaco Run.
Roberto Ria si mette una parrucca da pagliaccio arancione e correrà così per tutta la gara (facendo peraltro un tempo incredibile) .... Ridiamo e ci facciamo foto.
Consegnamo la sacca, finiamo di vestirci tutti in gruppo, ci incitiamo e ci avviamo verso la partenza.
L´adrenalina sale, mi ritrovo con Domenico e Giovanni nel corteo che ci guiderà fino allo start, mentre gli altri li ho tutti persi di vista, disseminati nelle varie anse della lunga fiumana di podisti che si dirige verso la partenza.
Chiacchieriamo, ma la tensione è comunque alta, siamo concentrati.
Arrivati sul corso principale saluto Domenico e Giovanni che partono da un´altra griglia, vedo per un attimo Chiara, ci auguriamo un in bocca al lupo.
Mi ritrovo a pochi minuti dalla partenza da solo in mezzo a tantissima gente che non conosco, ma è come se non vedessi più nessuno. Aspetto solamente il via assorto nei miei pensieri.
Non ho un obiettivo cronometrico: voglio solo correre questa bellissima gara e continuare con costanza nella mia preparazione. Se sto bene e il percorso non è troppo impegnativo, penso, impiegherò 3h e 15´´ .... ma insomma sia quel che sia.
Non ho mai corso 30 km in una gara. So come si comporta il mio organismo fino ai 21 km, ma non come reagirà fino ai 30, per cui voglio controllare la corsa e dosare bene le energie.
Mentalmente suddivido la corsa in due frazioni di 15 km.
Al 15° km mi ripeterò come un mantra che sono a metà corsa e ora inizia la discesa, sono a metà corsa e ora inizia la discesa, sono a metà corsa e ora inizia la discesa ...
Finalmente il via e lentamente il serpentone di podisti si mette in movimento.
La partenza è confusa, concitata, tantissima gente, una fiumana di podisti davanti e dietro di me. Provo quella emozionante ed unica sensazione di solitudine che solo un podista può capire: c´è un mare di gente intorno a te, magari anche i tuoi compagni di squadra, ma tu sai che sei solo con te sesso e che devi correre i tuoi 30 km. La solitudine fra la moltitudine è l´ossimoro del podista.
Cerco di concentrarmi, ma dentro di me sento che non sto benissimo.
Non so precisamente cosa abbia, ma non mi sento al 100%: ho un sottile cerchio intorno alla testa e le gambe stranamente molli. Non importa, correrò fino alla fine a costo di arrivare strisciando .... Ci sono solo due cose che puoi sbagliare in una gara: non partire e non arrivare.
Si parte, piano, ed è subito salita. Ho sempre sofferto i primi chilometri di una corsa perché ho bisogno di scaldarmi bene prima che le gambe comincino a girare, e la salita, seppur lieve, non mi aiuta, anzi. La respirazione è un po´ più faticosa del solito, sarà l´altitudine alla quale mi devo abituare, ma inizio pian piano a cercare il mio passo. Il Tom Tom segna 6´10´´ e per ora mantengo questa velocità; semmai accelererò dopo.
Al secondo km sono già in pressione e le gambe iniziano a girare bene: mantengo la velocità intorno ai 6´, cerco di correre costante, senza strappi. Supero lentamente un po´ di gente, respiro meglio, sono concentrato, ma continuo ad avere la sensazione che qualcosa non vada .... Cerco di non pensarci, guardo fisso davanti a me e di tanto in tanto alzo gli occhi per godermi il panorama mozzafiato di questi luoghi magici.
Mi accodo ad un gruppo di podisti che hanno più o meno il mio stesso passo e corro per un lungo tratto accanto ai simpaticissimi ragazzi del gruppo "Arcigni", o qualcosa del genere, che avevo conosciuto in Capraia.
Si entra nel bosco, sempre in salita, e ai lati della strada c´è la neve che si inoltra, a tratti ancora copiosa, fin dentro il bosco di abeti.
Di tanto in tanto qualche concorrente devia nel bosco per fare un bisognino, "quello piccolo" direbbe il Catarella di Camilleri. Quando sono in macchina e vedo qualcuno che fa pipì per la strada in genere non resisto al mio spirito goliardico e gli suono col clacson, ma in questo caso non mi sembrava opportuno .... Certo, penso, vabbè che siamo sportivi, ma potrebbero andare un po´ più dentro al bosco, insomma un po´ di pudore perdindirindina ...! (facile giudicare gli altri eh? ancora non sapevo cosa mi sarebbe capitato di lì a poco ...).
Continuo la salita con il mio passo a 6´.


Intermezzo n.1. Ora, dovete sapere che io amo molto leggere (vivo praticamente in una biblioteca nella quale c´è spazio anche per mia moglie e due gatti), e fra le mie letture preferite c´è un volumetto del prof. Carlo Cipolla dal titolo "Allegro, ma non troppo" che contiene il suo magistrale saggio sulle "Leggi fondamentali della stupidità umana".
La prima delle quattro leggi recita testualmente che "sempre ed inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione". Questa legge ha un corollario: "giorno dopo giorno, con una incessante monotonia, si è intralciati ed ostacolati nella propria attività da individui pervicacemente stupidi, che compaiono improvvisamente ed inaspettatamente nei luoghi e nei momenti meno opportuni".
E la Cortina - Dobbiaco Run non ha fatto eccezione. All´8° km circa, mentre stavo faticosamente superando un concorrente, mi vedo arrivare alle spalle uno che, con capello lungo curato, fascia da tennista, polo (si, avete capito bene, POLO), pantaloncini da calciatore, calzettone bianco al ginocchio, postura da struzzo e inconfondibile bocca a culo di gallina, comincia ad urlare: "largo, largo", infilandosi di prepotenza fra me e l´altro concorrente.
Ora io sono una persona educata e soprattutto in gara cerco di non parlare mai, ma in questo caso mi è uscito un rabbioso e pisanissimo "largo una sega"!
Il tizio si gira e mi guarda inorridito serrando all´inverosimile la bocca a culo di gallina, e mentre cerca di dire qualcosa gli ri-urlo un cassante e più deciso "largo una sega!" che, tra l´approvazione degli altri podisti, non ha lasciato spazio a repliche.
Rivedrò questo personaggio dopo il ristoro del 20° km fermo e ansimante sul ciglio della strada superato dalla sua stessa stupidità e convalidato dalla terza (ed aurea) legge fondamentale sulla stupidità umana del divino prof. Cipolla: "Una persona stupida è una persona che causa un danno ad un´altra persona o ad un gruppo di persone senza al contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita". Ecco, fine dell´Intermezzo.


Continuo la salita e mi preparo mentalmente a ripetere il mantra: sono a metà corsa e ora inizia la discesa, sono a metà corsa e ora inizia la discesa .... e finalmente arrivo al 10° km dove c´è un punto ristoro. Ho la tentazione di saltarlo, ma poichè una volta mi accadde di saltare spavaldamente un punto ristoro per poi dopo un chilometro avere una sete da bermi un lago intero, mi fermo per dissetarmi e prendere un pezzo di banana; c´è un po´ di confusione.
Tre podisti davanti a me stanno parlando e uno di loro (un fenomeno di intelligenza) dice: "e adesso dobbiamo solo fare una mezza maratona" ..... Il mio mantra pazientemente costruito in giorni e giorni di concentrazione va letteralmente a puttane, distrutto in un nanosecondo.
Come una mezza maratona? come una mezza maratona? #-***@####@\#@** ....
Mentre sto mentalmente mandando improperi di ogni sorta e santiando come uno scaricatore di porto tunisino, vedo arrivare Andrea Maggini. Tutto ok? gli dico. Tutto ok e mi fa un piacere immenso vederlo tranquillo e soprattutto saldamente in corsa.
Scambiamo rapidamente due parole e ripartiamo insieme.
Allungo, vado un po´ più veloce di Andrea e mi concentro sulla corsa cercando di aumentare leggermente il ritmo e soprattutto di inventarmi un altro mantra, ma non mi riesce ... Percorro circa tre chilometri e ..... ecco qui ho qualche imbarazzo, ma poiché mi è stato richiesto a gran voce non posso sottrarmi .... dunque:


Intermezzo n. 2. Che qualcosa non andasse lo avevo capito fin dall´arrivo al Palasport di Cortina. Che la mia voglia di correre questa gara, la concentrazione e la serenità mentale non mi facessero curare troppo dei segnali non proprio positivi che il corpo mi mandava, era un´altra certezza.
Che il mio pancino, invece, se ne fottesse della gara, della mia concentrazione e della serenità mentale per comunicarmi con improvvisa prepotenza che se non mi fossi fermato per esaudire i suoi bisogni mi avrebbe fatto stramazzare affacciabocconi sul suolo alpino, ecco, questo non lo avevo proprio messo in conto.
Sul pullman Andrea, scherzando, aveva chiesto a tutti se avevamo ....... insomma se ci eravamo alleggeriti di scorie biologiche inutili. Io avevo risposto un po´ a mezza bocca, perché in effetti sotto questo profilo non mi sentivo tranquillo: i crauti e la salsa al formaggio della cena precedente erano, oltre che di un improbabile sapore, un tantino indigesti ..... (Chiara, saggia, l´aveva detto: mangiamo solo una pasta in bianco) ma tant´è, non ci avevo dato troppo peso, siamo alla Cortina - Dobiaco Run perbacco, e la voglio correre senza suggestioni o preoccupazioni ridicole .... e invece ...
Al 13° km il pancino mi dà inequivocabili segni di insofferenza. Sento le gambe particolarmente pesanti, devo rallentare.
Tanto passa - mi ripeto - tanto passa, tanto passa .... Inizio invece a sentire i brividi, ho freddo e mi sembra che il sudore della corsa mi si geli addosso.
Stringo i denti, continuo a ripetermi che tanto passa, ma faccio una fatica bestiale. La mente, appannata, non riesce ad avere ragione del pancino sempre più in subbuglio.
Percorro ancora 500 metri a gran fatica, ma sto male, e realizzo che se non mi fermo non riuscirò a concludere la gara.
Questo MAI, piuttosto arrivo cianotico, ma arrivo fino in fondo.
La mente tuttavia, sempre più appannata, comincia ad affollarsi di pensieri foschi: come faccio? dove vado? e soprattutto, se qualcuno mi vede e mi suona col clacson? Col clacson? ... Paranoia totale ..... tutto il sangue che avrei dovuto avere nei muscoli e nel cervello è concentrato per il 90% nel pancino incazzato. Per fortuna il rimanente 10% restava saldamente nella cabina di regia, e in uno sprazzo di lucidità mi invento una exit strategy.
Sono stato un cacciatore, per Diana, vado a funghi, so come muovermi nel bosco senza farmi vedere.
Mi volto e vedo che dietro di me, a circa 300 metri, c´è un gruppo di podisti che procede abbastanza lentamente. Rallento quel tanto che basta per staccarmi da chi mi precede senza tuttavia correre il rischio di farmi raggiungere dagli inseguitori. Attendo una curva, ora non mi vede nè chi sta dietro nè chi sta davanti, e con le ultime forze rimaste nelle gambe scarto velocemente dentro il bosco. C´è la neve, le scarpe affondano e devo stare attento a dove metto i piedi.
Una maglia rossa sulla neve peraltro si vede come la statua della Libertà davanti a New York, per cui, preoccupatissimo che qualcuno possa vedermi, mi inoltro sempre più nel fitto del bosco in un silenzio surreale. Raggiungo un ruscello e sono finalmente solo: io posso vedere in lontananza i podisti ma loro non possono vedere me (almeno spero. Ho appreso solo dopo, con terrore, che la gara era seguita da alcuni droni che spero in quel momento abbiano rivolto i loro occhi da un´altra parte!).
Tutto intorno neve e aghi di abete che, realizzo immediatamente, non potranno essermi utili nelle necessarie operazioni conseguenti .... insomma avete capito.
Venendo all´impietosa ed imbarazzante cronaca, mentre continuo ad inoltrarmi nel bosco alla ricerca di un luogo riparato vengo preso da mille raccapriccianti pensieri: e se arriva una guardia forestale e mi multa per inquinamento? e se mi sento male e mi ritrovano in queste condizioni in mezzo al bosco? o se addirittura non mi ritrovano più e faccio la fine di Hotzy, l´uomo primitivo scoperto intatto nei ghiacci dopo millenni? Mi ritroveranno ibernato con i pantaloni abbassati e la maglietta dei Pisa Road Runners? Oddio!!!
La mia autostima di runner non aveva mai toccato livelli così bassi.
Alzo la testa, vedo i podisti in lontananza che corrono, vedo perfino Andrea che sfila all´orizzonte con passo costante e sicuro ..... non so bene che fare, sono ancora titubante .....
Poscia, più che il pensier, potè il pancino ... il quale viene finalmente soddisfatto dei suoi tanto improvvisi quanto improcrastinabili capricci.
Ora, naturalmente, essendo in un bosco alpino a 1500 metri di altezza, avevo come strumenti a disposizione per le necessarie operazioni igieniche solo la neve ed il ruscello, avendo già scartato gli aghi di abete che avevo reputato inadatti per comprensibili motivi.
Opto per il ruscello, che se da un lato ha assolto mirabilmente alle necessità del drammatico momento, dall´altro, con una temperatura dell´acqua a - 20°, mi ha praticamente evirato .... e così anche la mia autostima di uomo ha toccato livelli di devastante bassezza.
Non solo, ma poichè nei boschi non esistono asciugamani nè asciugatori elettrici (a meno di non rimanere con le natiche al vento in stile Woodstock), sono costretto a rinunciarci, con il risultato che, rivestendomi, mi anestetizzo totalmente dalla vita in giù ...! Praticamente una epidurale.
Ecco, direi che l´Intermezzo n. 2 può concludersi qui evitando ai lettori inutili, ulteriori e pietosissimi dettagli.


Ma ..... non tutti i guai vengono per nuocere.
Mentre cammino nel bosco per riguadagnare la strada e riprendere la gara, sento che sto molto molto meglio, anzi, in realtà mi sento mi sento benissimo.
Nonostante l´effetto anestesia e qualche stallattite di ghiaccio che si stava nel frattempo formando dentro e fuori i pantaloncini, sento che il sangue ricomincia a fluire nei muscoli, il cerchio alla testa, i brividi e la stanchezza sono scomparsi, il pancino maledetto ora è tranquillo. Mi sento leggero, in forze e rientro sulla strada con la "grazia" e la foga di un toro inferocito nell´arena.
Ricomincio a correre quasi da solo, avrò perso più di 20 minuti e quindi il gruppo con il quale correvo prima della sosta forzata sarà almeno 4 km avanti a me e per di più già in discesa.
La mente, ritornata lucida, mi fa visualizzare un obiettivo chiarissimo: raggiungerli e superarli!
Ritornato in forze inizio a muovere velocemente i piedi, il Tom Tom segna 5´20´´, tengo questa velocità negli ultimi due chilometri di salita, concentratissimo e con un nuovo mantra che non mi abbandonerà per tutto il resto della gara: raggiungerli, superarli e tagliare il traguardo, raggiungerli, superarli e tagliare il traguardo .....
Il ristoro del 15° chilometro neanche lo vedo e inizia finalmente la discesa che prendo a rotta di collo: 5´, poi 4´30´´ ..... muovo le braccia sempre più veloci e le gambe seguono il ritmo. Ora sono a 4´10´´ che per me è una velocità da drogato, ma il mio nuovo mantra è efficacissimo: raggiungili e superali, raggiungi e superali .....
La strada sfila via veloce, liscia, non sono condizionato dai cartelloni bianchi segna chilometri, filo via dritto lungo la discesa a 4´30´´- 4´40´´, supero in scioltezza diversi podisti e saltano tutti i miei propositi iniziali di controllare la corsa, di risparmiarmi, di non esagerare e di non farmi male.
Mi sento straordinariamente bene e determinato a seguire il mio mantra.
Giungo al 20° km, faccio una breve sosta, bevo un po´ di tè caldo e mangio due pezzi di banane.
Riprendo subito a correre, il paesaggio è di una bellezza unica e rimpiango di non avere con me la macchina fotografica: laghi, montagne, ruscelli, ponti in legno .... tutto semplicemente meraviglioso.
La fatica si fa tuttavia sentire, la strada si riappiana e rallento a 5´20´´-5´30´´ cercando tuttavia di mantenermi compatto, di non disunirmi, di rimanere concentrato.
Intorno al 25° chilometro i miei sforzi vengono premiati e rivedo in lontananza il gruppo con il quale stavo correndo prima dell´Intermezzo n.2: li punto, e seppur più lentamente li raggiungo e mi riaccodo. Tiro il fiato, sono a 6´10´, poi 6´20´´´, cerco di recuperare, ma la stanchezza per la pazza corsa dei chilometri precedenti ha il sopravvento. Rallento ancora un po´ e corro cercando di respirare profondamente.
Ne approfitto per accendere l´IPod e darmi un po´ di carica musicale, e parte Bruce Springsteen.
Il pezzo "Radio Nowhere" mi mette addosso una carica incredibile, riaccelero e il Tom Tom mi segna 5´10´´ o giù di lì. Parte poi "Rise up" ed è adrenalina pura nelle vene: supero tutto il gruppo con un allungo da cocainomane!
Non vedo tuttavia Andrea Maggini che secondo i miei calcoli doveva essere posizionato più o meno davanti al gruppo che avevo appena superato.
Avrà accelerato alla grande, penso, e sono stracontento per lui.
Ora sono in vista del lago di Dobbiaco, siamo ormai alla fine, il cronometo mi dice che sono a 3h e 30´ circa dalla partenza di Cortina, sono soddisfatto, contento, ma sensibilmente stanco.
La strada ora si inerpica su un´ultima salitella, rallento, rallento, rallento .... La stanchezza muscolare si fa sentire ancora di più e poco prima dell´ultimo chilometro vedo la sagoma di Andrea che corre a non più di 100 metri davanti a me. Mitico! Vedo che avanza piano ma con costanza, sa correre minimizzando la fatica e penso che posso imparare molto da lui.
Riunisco le ultime forze e lentamente lo raggiungo, gli dò una pacca sul sedere. Anche lui è stanco, ma felice di essere ormai in vista del traguardo. Ridiamo, ma non abbiamo la forza di parlare troppo e continuiamo a correre insieme appaiati.
Mancano ora non più di trecento metri al traguardo, il pubblico assiepato lungo la pista finale ci incita, entriamo negli ultimi 100 metri e, sfiniti, tagliamo il traguardo tenendoci reciprocamente per le mani alzate.
L´orologio elettronico del finish segna 3h 43´ mentre lo speaker pronuncia i nostri nomi e un brivido, stavolta di gioia, percorre la mia schiena.
Ci abbracciamo, stanchissimi, mentre ritiriamo la meritata medaglia fra gli applausi e le foto degli altri compagni di squadra: vedo Raffaella, Marcello, Sirkka, Valentina, Massimo, Domenico, Mauro, Giovanni .....
Andrea ha la forza di pronunciare una sola frase: "Ho voglia di una birra"! Ridiamo come due coglioni mentre ci dirigiamo, spossati, a ritirare la sacca. Ci infiliamo nella doccia .... la più bella doccia della mia vita e ne comprenderete bene il perchè ....!
Torniamo tutti sul pullman che lascerà me in albergo e trasporterà il gruppo a Pisa.
Siamo tutti più o meno euforici, stanchi, ma si ride, siamo allegri, contenti della gara, della gita, della compagnia, di tutto .....
Il pullman si ferma davanti all´albergo e saluto ahimè a malincuore tutti i compagni di squadra. Vedo il pullman allontanarsi ed ho già nostalgia ...
Salgo in camera e faccio un´altra doccia; vorrei dormire, magari mangiare, ma sono ancora troppo adrenalinico e inizio a guardare la medaglia, la metto sopra la maglia sudatissima e faccio una foto. Iniziano ad arrivarmi le prime foto sul telefono, su fb, i primi commenti ...
Verso le 5 e mezza prendo la macchina e mi dirigo verso Dobbiaco. Voglio fare qualche foto e tornare ad un cimiterino di guerra che avevo visitato tanti anni fa insieme a mio padre e che avevo intravisto durante la corsa.
Lungo la strada vedo gli addetti dell´organizzazione che stanno ancora sgomberando i punti ristoro pulendo minuziosamente il percorso di gara.
Arrivo al cimiterino e mi soffermo a guardare le centinaia di croci, semplici, di legno, che raccolgono le spoglie di tanti giovani italiani, austriaci, boemi, sloveni ... alcuni giovanissimi, altri morti proprio alla fine della guerra. Vengo preso da un moto di commozione e penso che tutto sommato sono fortunato a vivere in quest´epoca ... Scatto qualche foto e torno a Dobbiaco dove mi prende una fame lupigna.
Da stamani alle 6 ho ingerito solo la colazione e qualche pezzo di banana durante la gara, per cui entro in un mega ristorante nel pieno centro di Dobbiaco e mi siedo ad un tavolo con intenzioni maledettamente serie.
Il cameriere mi chiede cosa desidero mangiare e la tentazione è quella di rispondergli: "Tutto"!
Alla faccia della cozza e cetrioli mi mangio antipasto, primo, secondo con contorno, dolce, Merlot in purezza e caffè doppio. Burp!
La stanchezza intanto comincia a farsi sentire pesantemente. Riprendo la macchina e torno pian piano in albergo. Non ho la forza nemmeno di guardare la televisione e mi infilo sotto il piumone con in mano l´ultimo Montalbano di Cammilleri uscito proprio due giorni fa.
Il titolo è "La piramide di fango". Altro che di fango!, penso, ripercorrendo mentalmente la corsa e soprattutto l´Intermezzo n. 2 .....
Leggo un po´, ma sono veramente esausto e non riesco a non ripensare alla corsa.
Sono contento e fra me e me dico: dai, con tutto quello che ti è successo e considerando che era la tua prima 30 km l´hai corsa a testa alta.
Spengo la luce ma inizio a ridere come un deficiente: mi era appena venuta in mente una celebre battuta di Dario Fo: "Ero nella merda fino al collo, e per questo correvo a testa alta"!
Buonanotte.





Fonte: Dino Dringoli