Il mio primo Serra a quattro zampe (versione yang)

15-09-2014 23:10 -

13 settembre 2014
è ancora notte. come sempre sto dormendo accanto a Cora, la mia bisnonna; come sempre siamo tutte e due appalloccolate sullo zerbino di casa. Ce l´abbiamo anche la brandina da cani supercomoda ma a noi piace stare lì: è il posto più vicino a casa loro; è riparato ed è fresco d´estate, ed anche caldo d´inverno perché, sotto il tappeto e il pavimento, c´è qualcosa di caldo, quando fuori fa freddo. e noi stiamo bene lì.

Sento un rumore provenire da dentro casa. a giudicare dal passo è Enrico, il nostro capo branco.
Sento che armeggia. poi odore di caffè. biscotti... annuso un po´ "...speriamo che ce ne porti uno". quando si alza così presto, di solito, esce con quelle cose con le ruote che hanno loro. montano su e vanno velocissimi ed è un problema stargli dietro. I passi si avvicinano alla porta. ecco il rumore della porta che si apre. Mi alzo per prendermi due coccole.

Enrico non ha la cosa con le ruote e, come se non bastasse... ha il mio guinzaglio!
ho capito! io... felice: vuol dire che andiamo insieme da qualche parte.
Cora è ceca e sorda e non si accorge di niente. la lascio dormire. e anche Enrico la lascia stare; quindi io mi mangio due biscotti. La giornata comincia assai bene: molto felice!
Enrico mi apre la porta e io salgo in quella scatola con tante poltrone dentro e le ruote sotto, e andiamo via. il viaggio è comodo inizialmente. io mi accoccolo come sempre nel mio posticino e sonnecchio; poi cominciamo a muoverci da una parte e poi dall´altra tantissime volte e il pavimento si inclina sempre di più. stiamo salendo. fuori è ancora notte. sono un po´ preoccupata: mi alzo a sedere per guardare Enrico che guarda davanti. lui lo sente quasi sempre quando lo guardo; si volta a guardarmi e mi sorride, e mi da una pacca sulla testa. quello vuol dire che va tutto bene e che non mi devo preoccupare.
dopo un bel po´ di destra, sali, sinistra; tanto che i biscotti mi si ripropongono, finalmente Enrico si ferma e mi fa scendere.
è un posto che non riconosco perché è tutto buio e tutto nero, come me, ma il mio naso canino mi dice che qui ci sono già stata. l´aria è fresca e si sente che è molto più pulita di quella che c´è dove abitiamo noi. ne approfitto per farmi un giretto per annusare: odori di terra umida, foglie ed erba bagnata, forse odori di tanti animali che non conosco ma sicuramente non sono cani. No, uno lo riconosco. una volta che io e Enrico siamo venuti qui, abbiamo visto un animale; e io avevo sentito proprio questo odore. Poi Enrico mi disse che era una volpe. io mi fermai a guardarla ma in un attimo lei sparì nel bosco.
mentre faccio la mia perlustrazione sento Enrico che mi cerca; faccio finta di niente e mi diverto a pensare che mi confondo con tutto questo nero e che lui non mi può vedere. "Polly... Pollyyyy... dove sei? Vieni! Vieni qui!"
poi mi avvicino e lui mi rimprovera un pochino ma non troppo - fa sempre così -; poi mi mette il mio guinzaglio. cominciamo a scendere sulla strada: lui corre e io lo seguo al piccolo trotto. è bella da quassù la notte: si vedono tantissime stelle, la luna illumina un pochino tutto e, quando la strada scende ancora un po´ e gira su se stessa, alla nostra destra, si vedono in basso tante luci di tante case: da qui, sembrano davvero piccolissime. all´improvviso sento muovere le fronde del bosco; mi spavento un po´ e, sempre correndo, mi avvicino alle scarpe di Enrico guardandomi indietro. dicono che sono un cane da caccia ma la verità è che a caccia non ci sono mai stata - a dirla proprio tutta non so neanche cos´è la caccia... - e non sono neanche molto coraggiosa. lui si ferma e accende una luce, illumina il bosco e poi anche la strada; poi mi carezza la testa: "tutto bene... Non è niente! andiamo!"
ci sono tanti rumori qui: sento la voce di animali sconosciuti - uccelli credo - che si nascondono tra alberi e cespugli; e, quando scendendo ci avviciniamo e loro sentono i passi di Enrico e il ticchettio delle mie unghiette sulla strada, si zittiscono per un po´; ma poi, quando ci siamo allontanati, ricominciano come se nulla fosse. E io, un po´ preoccupata, mi guardo ancora indietro ma non vedo niente. sembra che parlino tra di loro e poi che si dicano "ehi... avete visto quei due? chi cavolo sono? e che cavolo ci fanno di notte da queste parti?"
Scendiamo ancora un po´ e la strada si piega ancora su se stessa. Qui c´è un odore buono di resina di albero e di arbusti selvatici. Enrico si ferma un attimo; guarda davanti a se ed è felice - io lo sento quando lui è felice -: il sole, che sta nascendo dietro i monti, ne disegna il perfetto profilo ondulante delle cime ed è una cosa bella da vedere anche per me, anche se sono molto più in basso di lui; e poi tutte queste stelle... è proprio un bel posto quassù, di notte.
Si riparte. ancora corsetta per lui e piccolo trotto per me.

Dopo tante altre curve il buio diventa sempre meno buio e arriviamo alle case; forse sono quelle lucine che prima vedevamo da lassù. Enrico comincia a camminare e io adeguo l´andatura. Poi, dopo un altro pezzo di strada dentro al paese, arriviamo in un piazza e ci mettiamo a sedere. Enrico prende la mia borraccia dell´acqua e mi da da bere.

Dopo poco arrivano degli amici di Enrico. Sono tutti molto affettuosi con me e mi fanno tante carezze e mi danno qualche grattatina dietro le orecchie; poi si mettono tutti accanto e dicono "Polly... sorridi!" Un tipo sconosciuto con un coso di plastica che rosicchierei volentieri dice "Guardate se è venuta bene..."

>> Poi, tutti insieme, si comincia a correre lungo la strada che io e Enrico abbiamo appena fatto. Sento ancora la scia del nostro odore. Dal basso dei miei trenta centimetri scarsi cerco di memorizzare dettagli degli amici di Enrico, per distinguerli.
>>
>> C´è quello con le scarpe gialle che dice che io non faccio fatica e scherza sempre con Enrico... C´è quella con le scarpe rosa che dice sempre "povera Pollina, povera Pollina... oh com´è bellina questa canina?" Poi c´è quella con le scarpe nere che non smette mai di parlare e quello con le scarpe blu che non si toglie mai la giacca. Poi c´è quella con le scarpe gialle e i capelli colorati e quello con lo zaino. E poi ci siamo noi. Tutti insieme siamo come un branco.
>>
>> Ormai è giorno e corriamo piano ma bene e da un bel pochino. Quando passiamo vicino ai cancelli delle case qualche cane si arrabbia perché mi vede passare e io mi spavento un po´; così mi avvicino ai piedi di Enrico.
>>
>> La strada è sempre la stessa, quella che abbiamo fatto poco prima, però è in salita e Enrico in salita va più piano, ed è più facile per me andare a con un passo che mi rimane comodo; posso addirittura farmi qualche annusatina volante qua e là...
>>
>> Dopo un po´ che saliamo quella con le scarpe rosa dice che le fa male la pancia. Enrico si è fermato e anche quello con le scarpe gialle, e loro le dicono che forse è il fegato e che va operata subito... Mi viene in mente quando sono andata dal veterinario perché avevo un forasacco nell´orecchio. Non vorrei essere nei suoi panni...
>>
>> Loro ridono e dicono alla tipa di correre e di proseguire. Gli altri sono già andati avanti; verso la montagna.
>>
>> Poi Enrico allunga il passo e raggiunge i primi; anzi... la prima: è quella tipa con la scarpe nere che parla sempre e, anche lei, come quello col giacchetto e con quei fili bianchi negli orecchi, non si toglie mai il giacchetto. Ho notato che ha una cosa strana intorno al ginocchio. Gli altri non ce l´hanno... boh...
>>
>> Enrico e quello con le scarpe gialle ridono e scherzano con quella tipa e continuano a correre e a dire "boia la Battaglia... ma l´avete vista la Battaglia... e pensare che i bookmakers la davano 15 a 1..." "io, sinceramente, la davo per cadavere a Montemagno...", "...e io a Tre Colli..."
>>
>> E lei che dice "oh, io sono morta, io non ce la faccio più, oh ma quanto manca?" e poi, invece di essere morta, riparte come un razzo. Mah... sono proprio strani questi qui. Però d´altronde, se sono amici di Enrico...
>>
>> Comunque è bello stare qui con loro. Il posto è bello e mi fanno un sacco di coccole e di complimenti. Mi diverto un mondo!
>>
>> Dopo un altro bel po´ che corriamo riconosco il posto dove abbiamo lasciato la scatola con le ruote di Enrico. Arrivati lì, ci fermiamo.
>>
>> Enrico apre la porta di dietro e io, con un salto, entro dentro: mi sono divertita, certo... ma adesso sono anche un po´ stanchina. Mi sdraio sul tappeto e loro bevono e mangiano; e scherzano come fanno da quando siamo partiti.
>>
>> Poi, quando hanno bevuto tutti, dicono che è il momento di ripartire ma io sto bene qui... Enrico allora mi prende di peso e mi fa scendere. Si riparte.
>>
>> Si ricomincia a correre. Il tipo col giacchetto e con i fili bianchi negli orecchi continua col giacchetto e con i fili; anche lui ride e scherza e dice a Scarpegialle che si conoscono già da quando erano giovani. Come quando io annuso un cane e mi viene in mente che l´ho già annusato da qualche parte.
>>
>> La tipa con le scarpe nere continua a correre e a parlare, e Enrico e Scarpegialle continuano a dirle di stare zitta, di risparmiare l´ossigeno per correre ma lei niente. Quella del fegato con le scarpe rosa ha, invece, ripreso a correre ma poi si ferma di nuovo. Enrico allora l´aspetta e le dice "Mancini, dammi la bottiglia che corri meglio... te la restituisco all´arrivo; se c´arrivi..."
>>
>> La tipa con le scarpe gialle e i capelli colorati, che anche lei si era fermata per aspettare l´amica, riprende a correre e cerca di recuperare il tipo taciturno con lo zaino che c´ha staccati di un pochino. Mi piace quel tipo: perché ha detto poche cose ma tra le poche che ha detto ha detto che sono un cane davvero in gamba.
>>
>> Poi la strada diventa pianura e poi, finalmente, discesa. Enrico si ferma e mi fa bere.
>>
>> La tipa che parla sempre chiede "ma quanto manca?" Enrico dice "un chilometro, Battaglia, un chilometro..." Lei risponde "è già la terza volta che mi dici un chilometro... sono morta, non ce la faccio più..."
>>
>> Poi Enrico indica un segno bianco sulla strada e dice "manca davvero un chilometro... guarda qui..." e io, siccome non so leggere... lo annuso.
>>
>> Poi Enrico e Scarpegialle cominciano a correre più veloci e io sono un po´ stanchina e fatico un pochino a stargli dietro. Poi Enrico dice "Domenico... appena arrivati.... via a fiamma! Se faccio tardi la mi´ moglie s´incazza e non c´è cosa peggiore di quando si incazza e ha ragione." Scarpe gialle dice "ok... c´ho il falegname alle undici e un quarto..."
>>
>> Così arriviamo in fondo a una strada dove c´è un grande cancello e tanti alberi, e delle cose altissime che non sono alberi con delle specie di ciotole giganti attaccate in cima; poi, piano piano, arrivano tutti quanti, ci mettiamo tutti accanto come prima di partire e mettono davanti a noi un´altra di quelle scatoline di plastica. Poi dicono un´altra volta "Polly... sorridi!" E poi, dopo aver mangiato e bevuto, tutti contenti si salutano e dicono "Grazie, grazie a tutti. Bello... bellissimo... da rifare... brava Polly. Bravi tutti" e altre cose di questo genere.
>>
>> Poi Enrico si rivolge a Scarpegialle e dice "Domenico... via a fiamma!"
>>
>> Così io, Enrico e Scarpegialle cominciamo a scendere, ma non come prima: questa volta questi due vanno veramente forte ed è difficile stargli dietro.
>>
>> Io sono senza guinzaglio e, ogni volta che passa una di quelle cose di metallo con le ruote sotto, Enrico rallenta e dice "Polly... qui!". Io non posso parlare ma, se potessi, gli direi "...e dove vuoi che vada, sono mortaaaa..." Passiamo a fianco a un signore in piedi sul bordo della strada che dice "poverino... non ce la fa a starvi dietro..."
>>
>> Scarpegialle si gira e dice "lei corre più forte di noi...è tutta scena!"
>>
>> Enrico guarda l´orologio e dice "Domenico... ritmo?" Scarpegialle guarda il suo orologio e dice "quattro e zero due..." e io penso "boh?"
>>
>> Poi finalmente arriviamo alla nostra scatola con i divani dentro e le ruote sotto, Enrico mi apre lo sportello e io, stanca ma felice, mi accoccolo sul tappetino.
>>
>> Portiamo giù Scarpegialle e poi lo salutiamo e ce ne torniamo a casa.
>>
>> Prima di addormentarmi sul tappetino guardo Enrico e vedo che è felice e mi viene da pensare... "sono tutti un po´ matti questi qui... però simpatici."

Fonte: Polly (Pisa Dog Runners, tessera numero 1)