Galgano Guidotti, in arte "Cavaliere"

28-09-2014 19:48 -

A torto o a ragione, Galgano Guidotti appartiene alla storia. La sua vicenda è stata usata, mistificata, abusata. Da uomo di mondo, fidanzato con Polissena di Civitella ( che baciava in segreto), è stato tramutato nel prototipo, meglio, nell'archetipo del cavaliere/santo. A ben vedere, lo stereotipo del santo, prevede una vita dissoluta, una giovinezza allegra e poi una conversione, un'inversione...una "conversione". Nell'ordine: Guglielmo di Malavalle, Galgano Guidotti, Ranieri Scacceri (il nostro san Ranieri...), Francesco d'Assisi sono il punto di unione tra terra e cielo che la chiesa va cercando nel XII secolo, un archetipo appunto, un modello a cui rifarsi a cui ispirarsi. E così, anche il povero Galgano, e la sua storia, vengono caricati di orpelli e fandonie, di simbolismi e teofanie e il tutto per trovare un modello da proporre alle masse... era il 1181. E poi... la spada nella roccia... La leggenda di Galgano, anticipa di circa 30 anni tutta la letteratura Graalica e i testi di Wolfram von Eschenbach, Robert de Boron e Cretiènne di Troyes che fecero la fortuna del ciclo Arturiano. Già... re Artù e la tavola rotonda, bella storia, ma cosa ha a che fare Galgano con Artù?
NIENTE.

Se mai Galgano piantò la spada ponendola come simulacro della croce, Artù (taccio sulla veridicità della storia), trasse la spada dalla roccia... ovvero fu un esperto fonditore e cavò dalla pirite una barra ferrosa che lavorò all'incudine. Artù TRASSE, quindi, la spada dalla roccia mentre Galgano la INFISSE e l'uno ignorava l'esistenza dell'altro dato che furono separati da 5 secoli di storia...

Dal quarto al nono chilometro, oggi correndo a san Galgano, ho spento il cervello lasciando andare le gambe per quei viottoli che furono calcati dal Guidotti. Sono affiorate date, episodi, ricordi, appunti e scritti e nella mia mente ha preso corpo ciò che ora scrivo. Mi capita spesso, scrivo col pensiero, mi estraneo correndo e mi risveglio dopo diversi chilometri e mi trovo come tele-trasportato in avanti.
Oggi "guidavo" un manipolo di neofiti del Trail, molti alla loro prima vera gara. Oggi mi sono sentito un po' cavaliere anch'io, nell'accezione del porre a servizio il mio tempo e la mia energia per traghettare gli amici del Pisa Road Runners in questa avventura. Oggi mi sentivo fiero di loro, mi piaceva vederli faticare, mi beavo delle loro smorfie di dolore, dei sorrisi contratti. Oggi mi sentivo un po' stupidamente condottiero di quel plotone di canottiere rosse ornate dall'aquila pisana e sorridevo. L'incursione in terra straniera ha portato frutti e doni. Sorpresa e stupore, ma quando il podio s'è tinto del vermiglio pisano, non una, non due ... ma addirittura cinque volte, ebbene, mi son commosso. Romantico? Sensibile? Non so dire, Galgano era lì e se la rideva. Ci lega un rapporto, non fideistico, non religioso, ma colmo di stima, e l'idea di aver corso per omaggiare il suo nome, mi ha fatto stare bene. Gara infida con 11 km di discesa verso la grande Abazia cistercense e la Rotonda di Montesiepi e poi la devastante risalita verso Chiusdino. A tratti, più che nomare il santo, s'è sfilato tutto il rosario, ma questo è il bello del Trail.

Bravi tutti, i vostri sorrisi mi hanno ripagato e saranno di sprone per la prossima avventura.

Fonte: Sercostanzo