Triathlon Sprint di Livorno: il racconto di Valerio

26-04-2015 22:16 -

Se fosse un oggetto sarebbe uno scarpone. Uno di quelli vecchi, tutto rattoppato e con i lacci ciondoloni.
Se fosse un romanzo sarebbe:" La soltudine dei numeri primi" di P. Giordano.
S´i fosse fuoco, arderei ´l mondo (cit. C. Angiolieri)
Il triathlon è una disciplina complessa composta, a sua volta, da tre discipline abbastanza semplici: nuotare, pedalare e correre.
5° Triathlon Sprint Città di Livorno - 26/4/2015 - Ardenza (Li)
Sveglia puntata alle 7.30, la bici era già in macchina. Carico la Favati stesa per lungo in bauliera, la lego alla meglio, per evitare che possa sbatacchiare a destra e a sinistra, e si parte per il rendez vous con Mirco e Matteo al bar Livorno. Come al solito siamo in perfetto ritardo. Troviamo ad attenderci anche Massimo Rognini, collega nuotatore in quel della Gabella. Colazione veloce e via verso Livorno.
Subisco il primo pressing psicologico da Mirco e Matteo (in realtà Matteo è un mese che spacca le palle Emoticon grin ): il percorso è da criceti, il mare è bagnato, la bici è in salita, il vento è sicuramente contro e se così non fosse, girerà.
Sticazzi, penso io. Emoticon grin
Si parte. Dal cielo vola qualche schizzo, ma non minaccia realmente pioggia.
Arriviamo in quel di Ardenza Palm Spring. Ritiro pettorale. Matteo guarda sconsolato l´area cambio: "ma di dove si entra? Ma quando sono entrato da dove passo? Ma per uscire?"
Chiediamo tutte le informazioni del caso e andiamo a svolgere le operazioni preliminari: preparare la bici e il materiale per la zona cambio, le riunioni di gabinetto e così via. Preziosa in tal senso la collaborazione tecnica della Favati, specialmente per la fornitura di fazzoletti in un bagno chimico che una signora ha definito "brillante" dopo il mio passaggio (l´ho sentito mentre scappavo via dalla vergogna per tutta la cattiveria che avevo lasciato: mi scusi signora, non avevo idea di essere così cattivo dentro).
Si piazza la bici e si fanno due chiacchiere. Mirco, ultimo in zona cambio, guarda e riguarda la sua bici. Chiedo quale fosse il problema, mi risponde che vorrebbe portarsi la pompetta ma che non ha niente per legarla. Lo guardo e gli dico che in una frazione di 35/40 minuti una foratura vale un ritiro, anche perché nel mio caso, con il nervoso della foratura, se per caso la sostituzione della camera d´aria mi dovesse creare qualche difficoltà, rischio di buttare la bici in mare...e non è il caso...Matteo tira fuori del nastro e la leghiamo. Nel frattempo chiude la zona cambio e partono le ragazze; è il segno che ci siamo quasi, devo andare a mettere la muta.
L´ultima volta che l´avevo indossata era ottobre, ero 3 kg in meno, la paura di infilarla e di scoppiarla è forte. Invece niente, la indosso e sembra tenere. Mi fa un po´ l´effetto salsicciotto, ma, d´altra parte, se sei basso e largo non puoi aspettarti niente di diverso.
Ci chiamano alla spunta, bacio al Vanni e cinque alla Favati e a Mirco...ehm no, ho baciato la Favati e ho dato il cinque agl´altri due...
Mi metto in fila, arriva Mirco da dietro, mi chiude la zip della muta, mi da una pacca sulla spalla: " Dai è! Sei il più piccino qui in mezzo...". Mi guardo intorno, è vero, lo sono, ma è sempre così, penso tra me e me. Mi guardo di nuovo intorno, chiedendomi, questa volta senza guardare il mare:" ma chi me lo ha fatto fare...."
Dopo la spunta ci fanno scendere sulla spiaggia, testiamo l´acqua, è gelida. Piccola nuotata per verificare che possa muovermi, ok, ci riesco. Qualche minuto di attesa, ci schierano dietro al nastro di partenza.
3,2,1, via!!
Solita bolgia di spruzzi, gomitate, cazzotti e pedate. Non mi accorgo di essere sopra uno scoglio e per non farmi mancare niente gli assesto un bel calcione. Trovo il mio ritmo. Subisco qualche colpo e qualcuno lo rifilo: facciamo che stiamo un po´ per uno in collo a babbo...
Il gruppo si sgrana, prendo la mia posizione (verso il fondo del gruppo) e raggiungiamo la prima boa. Giriamo intorno alla prima boa e si va verso la seconda. Il vento e le onde le prendiamo di pancia. Bevo i soliti due litri di acqua salata utile per combattere la stitichezza e le rughe (che non ho). Arrivo alla seconda boa e si vira di nuovo verso terra, con il vento quasi contro. C´è una boa gialla che mi è stato detto essere solo di segnalazione (segnalava scogli), il mare e gli occhialini appannati dall´acqua fredda mi fanno ritrovare con la boa alla mia destra. Passo la boa. La canoa di assistenza mi raggiunge: toc toc, mi bussa su una spalla e mi ferma:
"dica?"
"devi passare a destra della boa..."
Lo guardo chiedendomi se fosse serio " ma quindi devo tornare indietro?"
"Si"
"Ma porc..."
Giro, torno indietro e passo dal giusto lato. Arrivo a terra, comincio a togliere la muta, il primo pezzo va facile, la parte delle gambe l´ho dovuta prendere, letteralmente, a pedate.
Le bici sono quasi tutte andate, mi rendo conto di aver fatto cagare. La mia acquaticità è paragonabile a quella di un vecchio scarpone.
Salgo in bici e parto a tutta. Mirco aveva ragione, la strada è in leggera salita e, per di più, il vento e tendenzialmente contrario. Il percorso è un multilap composto da un´andata (in leggera salita) e un ritorno (in leggera discesa) da percorrere 4 volte.
La solitudine dei numeri primi: sono solo e sono un numero primo, il numero 68 (la mia autostima e il mio ego mi impediscono di essere un numero secondo). Faccio una fatica bestia per non produrre niente di buono; si sale intorno ai 30 all´ora e si scende intorno ai 40. Faccio due giri da solo, mi spremo, ma non c´è succhio (mi sia concessa la locuzione pisana). Passa il gruppo dei primi, mi attacco ma vanno troppo per me. Tengo la scia per 4/500 metri, poi, per scanzare un tombino, la perdo e in 5 secondi sono spariti. Altro ritorno da solo. All´ultima andata mi aggancio al treno di quelli buoni della seconda batteria. Adesso ci siamo. Do due cambi davanti e, in gruppo, le velocità salgono notevolmente si va a 34 e si scende a 45 con punta di più di 50 per sgranare il gruppo prima del giro di boa della zona cambio. Lascio la bici, metto le scarpe e corro. Non ho l´orologio, quindi vado a sensazione. Prendo il ritmo e ne recupero diversi, puntando sempre quello davanti e riuscendo sempre a prenderlo. Agl´ultimi metri, avendo un po´ mollato, vengo affiancato da uno che avevo sorpassato agilmente poco prima, vuole fare la volata, me ne accorgo quando compare nel mio campo visivo, è avanti lui (popò di pezzo di menta), riesco ad allungare e ad arrivare primo al fotofinish. Guardando i risultati alla fine il passo nella corsa è stato di 4.28 al km. Mi prende un momento di delusione: ma come 4.28, cioè, ho fatto livorno e carrara sotto i 4 e adesso 4.28?
Guardando meglio ho fatto il 30esimo tempo in assoluto nella frazione di corsa, sintomo che cmq le condizioni non erano per niente ideali.
Vabbè, alla fine della fiera, ne esco ridimensionato, pensavo di essere più avanti, ma anche sticazzi... bene così, c´è da mangianne di past´asciutte (poche che almeno 3 kg vanno persi).
119° assoluto in 1.24.24.
Dopo l´arrivo mi metto ad aspettare Matteo e Mirco che partivano nella batteria dopo la mia e avevo intravisto durante la mia frazione di corsa. Vedo Matteo fare il giro di boa della corsa, dopo poco arriva Mirco che, dando per scontato fosse avanti, doveva aver finito, invece niente, anche lui fa il giro di boa. Avendo estrema fiducia nelle qualità di Matteo (Vai brioshone!!!!) penso subito che Mirco si sia sbagliato e che stia facendo un giro di troppo. Arriva matteo con una bella falcata brillante, chiuderà con un tempo di pochissimo più alto del mio e con una discreta frazione in bici. Ci dice che Mirco ha forato. L´unico che si è portato il kit di sostituzione del copertone ha forato: se non è gufassela questo, non so cosa altro potrebbe esserlo grin emoticon
Cmq bravissimi tutti e due, è stata una bella mattinata.
Mille ringraziamenti anche a Pipino, che, nonostante la sveglia presto di domenica mattina, mi ha accompagnato in questa nuova avventura.


Fonte: Valerio Savino