San Casciano: c´era una volta Nicosia.

22-06-2015 19:17 -

C'era una volta Nicosia

Ieri ho partecipato con mia figlia Monica Bracci ad una marcia non competitiva da San Casciano a Calci e ritorno. Il percorso è davvero affascinante soprattutto perché gli organizzatori hanno deciso di inserirvi il passaggio dal convento di Nicosia, giungendo ad esso dalla parte meno conosciuta rispetto a quella che veniva comunemente utilizzata per arrivarci.

Il convento di Nicosia è infatti sempre stato un posto molto amato non solo dai Calcesani ma anche da tutti coloro che abitavano nei comuni vicini. Ed il motivo di questa sintonia era non tanto perché è una struttura molto antica (è stato fondato verso la metà del 1200 ben prima della più famosa Certosa) ma perché è stato sempre aperto ed ospitale con tutti mentre la Certosa era un luogo inaccessibile ai più.


Per noi ragazzi degli anni '60 era una delle mete più gettonate del 1° Maggio. Si raggiungeva rigorosamente a piedi o in bici, pranzo al sacco ed acqua freschissima presa dalla fonte dentro il chiostro. Al dolce pensavano i frati che nell'occasione partecipavano alla festa.

Ma Nicosia era meta continua di gite domenicali, dove le famiglie si recavano soprattutto nei mesi estivi. Il chiostro era il punto di ritrovo per fare rifornimento di acqua, per ammirare gli alti alberi di camelie e le numerosissime piante di ortensie sempre fiorite sparse al suo interno.

Nei primi anni settanta i frati accolsero un leone che ospitarono per mesi in una grande fossa all'esterno del Convento. Questo fatto richiamò tantissime persone ma alla fine il leone fu sfrattato perché i ruggiti erano udibili a distanza causando notevoli fastidi.

Credo che i frati siano andati via a metà degli anni settanta e da allora è iniziato il degrado nonostante i numerosi progetti per recuperarlo. E' agibile tuttora la chiesa dove ogni anno viene preparato un bellissimo presepe.

Nonostante tutto Nicosia resta per me un posto magico, uno dei tanti tesori nascosti di cui varrebbe la pena recuperare almeno la memoria.


Fonte: Edoardo Bracci