Cortina Ultra Trail: Ultratutto

28-06-2015 21:02 -

IDEA
Se uno parte e va a Borgo Scopeto, a Lecco o a Chiavari, pur non forzando il senso del nomen numen, una battuta sul destino futuro, magari la fa. E chissà...
Ma se uno parte e va a Cortina, sapendo di dover soffrire sui pendii, per una corsa cortina si, ma una cippa...non fiata. Non è paura, è rispetto, doveroso e silenzioso tributo all´ignoto che ci attende. Allenare, ci siamo allenati, chilometri e salite, ripetute al Polacco e al passo del Frantoio, pruni, sassi moccoli e madonne dei Monti Pisani. E´ grazie a loro, a mamma Faeta e babbo Serra che ora possiamo volgere lo sguardo...oltre. Anzi, "Ultra".

Il pre non conta se non gustare ogni momento coi meravigliosi compagni d´avventura in un fanciullesco gioco di ansia e ruzzo.

PARTENZA
Più di mille spostati sono radunati sotto il campanile di Cortina. Sei mesi fa io, il Ferri, Chiarina e la Lety facemmo un patto: partire insieme, arrivare insieme. Da allora nessuno ne ha mai più fatto parola ed il silenzio su quel patto ne ha rafforzato il valore. E ci siamo allenati con occhio vigile l´uno all´altro, perché ognuno fosse all´altezza della situazione. Alla partenza, ancora silenzio sul patto, ma è così forte in noi che ci facciamo scattare una foto (sia pur con l´uccello al contrario della Lety), in atteggiamento moschettiero, degni del miglior Dumas.

Ancora foto, sorrisi, cura dei dettagli, ciuffo e capezzoli a posto, zaini e fardelli, si va !

A parte la partenza in salita (...) l´atmosfera è scherzosa, l´umore è alto, al secondo chilometro ho già un caldo boia e supportato dalla Lety, non mollo di un metro, corro e mi spoglio per la via togliendo la canottiera di microfibra. Da dietro parte il primo applauso all´ignudo di Cortina. Tutte le congetture sull´abbigliamento vanno a farsi benedire, si fatica come muli, ma non dobbiamo lasciar spazio alla sofferenza.
Lago Ghedina, si sfreccia veloci, si sale in quota e il massiccio del Cristallo ci osserva da destra silenzioso ed immenso. Di colpo, si profila distante la vetta a punta del Col Rosa.
Passo Poscorcora, decimo chilometro, l´imperativo strategico è: mangiare! Il primo ristoro è al 23esimo chilometro e non vogliamo arrivare già esausti. Tiro fuori i quadretti di wafer napolitaner (a me i fru fru mi fanno sta bene), li mangio e li offro, anche a Luisella, che poi scoprirò si chiama Beatrice, che in cambio mi promette una birra all´arrivo. Si lo so cosa state pensando, ma deh, ci s´è messo una vita a scrivere il Manuale del TrailBaccaglio, col Bellinvia e il Matteoli, un vorrete mia che uno va a Cortina e si dimentica delle buone maniere...

Attacco alla Val Travenanzes: a destra Croda del Valon Bianco e i Fanes e a sinistra le Tofane silenti. Nel mezzo il torrente che scorre e noi a guadare una, due, dieci volte, a saltare, ad evitare il bagno totale, ad innervosirci perché non si trova il guado... è ancora troppo presto per fare un tuffo e proseguire inzuppati. Un po´ esasperato, decido per una cazzata, anzi la faccio senza decidere, prendo la rincorsa, balzo su una pietra e salto il torrente.
La Lety mi grida: "Mitico!"
Io rispondo: "No, demente!"
Atterro su una parete verticale di ghiaino friabile e scivolo inesorabilmente verso l´acqua... ma gatto Silvestro qualcosa mi ha insegnato e con le unghie risalgo. Popò d´imbecille...

Salita e ancora salita fino alla forcella Col dei Bos, nubi minacciose incombono. Discesa, via veloci con le gambe ed il sorriso beato, primi schizzi.
Ristoro di Col Gallina, temporale e acqua gelida. Fanculo il bon ton e mangio crostate e parmigiano insieme, fette biscottate con la nutella e fontina, bevo pure pepsicola (sempre sia benedetta nei Trail) e lo stomaco diventa la fucina del dio Vulcano...
Via veloci, la pioggia non aiuta, la salita durissima nemmeno. Per fortuna spiove, l´esercito dei concorrenti sosta qua e là a ripiegare le vesti pesanti.
Si riparte, salita, salita e solo salita fino al rifugio Averau gestito sicuramente da una banda di livornesi mascherati: offrono gentilmente teh caldo (non era previsto) e un bagnino con accento montanaro ci rassicura: Forza ragazzi, in fondo alla discesa c´è il ristoro !

Livornesi burloni... a parte 200 metri di discesa (nera) dove Chiarina vola due volte "culatterra" e dove io scendo a spazzaneve, un´altro po´ di declivio, poi riprende una maledettissima ed interminabile salita. Il passo Giau va conquistato, altro che storie, ma la bellezza incomparabile delle Cinque Torri snebbia la vista ed aliena la fatica.
Patisco il tratto (Savino in real time certificherà il mio ritardo di due minuti), e scatta qualcosa.
Forse non è nemmeno vero, ma percepisco una dolenzia, mi ascolto, mi rendo conto che se focalizzo l´attenzione al dolore ne emergono degli altri. Allora inizia la mia vera gara, quella fatta di ascolto e di risposte, di muto dialogo con me stesso e poco a poco scende una pace inaspettata.
I miei tre compagni d´avventura mi precedono di cento metri, decido che il legame con loro non sarà più il gomito affiancato, ma la possibilità di scorgerli. Decido che i patti sono importanti, ma la stupidità non è concessa e prende spazio in me una pace inaspettata. Sorrido, da solo, come un cretino... sono felice. A destra la Marmolada mi guarda oltre la valle. Io non decido più niente, non forzo il passo; di fronte a tale maestosa potenza, sarebbe irridente pretendere di atteggiarsi a domatore di sentieri, di vendicatore della valle. Silenzio, un mare liquido di pace mi pervade, è una sensazione rara, che solo situazioni preziose sanno generare, troppo rare. Corro, scavalco, salto, al ritmo che il mio corpo sente suo ed io lo assecondo.

E´ il silenzio il vero re della giornata, il mio, quello degli atleti al mio fianco, quello regale delle altezze. E nel silenzio affondo: la mente vaga, setaccia, si illumina, retrocede, avanza... una sorta di concentrazione estrema e attenzione vigile in una ossimorica immersione negli abissi delle vette.

Forcella Ambrizzola terrazza sul mondo e Cortina là in fondo. Un livornese dal pettorale polacco mi si affianca, col suo sorrisone biondo e in un italiano stentato mi dice "Finite salite!"
Ma te lo vai ... te la Polonia e il Gabbro, bugiardo!

Lo stacco, nonostante sembri Thor dio dei ghiacci, va più piano di me.

Rifugio Croda Lago a una manciata di passi, mi squilla il cellulare, so chi è.
Il Ferri ha voce abbattuta e mi chiede dove sono.
"Ti vedo, gli dico, ma non aspettatemi"
Lui insiste, un patto è un patto, ma io sorrido e gli dico che devono procedere da soli, perché il mio arrivo sarà bellissimo, dal momento che troverò tre amici leali ad abbracciarmi. Si convince, passo e chiudo. Discesa spaccaossa, radici infide e malefiche. Ogni teoria è vanificata, tanto in discesa, quanto in salita...già, perché il polacco-livornese mica l´aveva detto che qualche salita c´era ancora, anche all´ultimo chilometro, quando vedi il campanile di Cortina, ma non l´agguanti.

Rettifilo finale: tutta questa popò di fatica e mi ritrovo a fianco due che vanno al mio passo e non si schiodano. Eh no !
Voglio un arrivo tutto mio, una bella foto e l´abbraccio dei miei compari.
E allora parte il sorriso e pure le gambe vanno sincrone. Accelero tra due ali di folla che apprezza lo scatto da centometrista e il mio planare sull´arrivo.

Visto che di cazzate se ne fanno tante, taglio il traguardo accennando due passi di Tip Tap e col saltino finale come Fred Astaire, uno dei miei miti che intendo onorare quando posso. Ed ecco l´abbraccio dei miei moschettieri: Arrapis (avete letto bene... il Ferrisi è andato avanti a Red Bull ad ogni ristoro e ora pare mandingo..), Athos, Porthos che accolgono D´Artagnan... E mica potevo fa la comparsa in questa scena...

ARRIVO
Fioccano i messaggi, i saluti, uno mi vale e mi varrà una perenne presa di culo...SergioUltratutto... rido, Sergio, quello dentro, sa che il viaggio è stato lungo e che l´umiltà che ha imparato in anni di montagna è stata la migliore e la più saggia amica e consigliera.
Da questa corsa, se mai ce ne fosse stato bisogno, traggo l´insegnamento che sempre le vette dispensano... rispetto alla loro maestosità silente siamo un nulla, ma è bello vivere intensamente, oggi e sempre per colorare questo nulla.

EPILOGO
Mi è appena arrivata una puntuale mail col mio score.
Fino a Col Gallina ho marciato a 9,57 minuti a Km.
Ho concluso poi con una media nell´ultimo tratto di 11,15 minuti al Km.

Lo dico perché quel minuto e mezzo in più a chilometro, ha fatto di me un uomo felice fino alle lacrime.

Vostro SergioUltratutto.


Fonte: Sercostanzo