Trail delle Apuane: il mio primo trail, ma non c´ho ancora capito nulla!

30-06-2015 10:41 -

Sono passate undici ore, mi scrive il presidente avendo capito che qualcosa non andava evidentemente, rispondo: ´Pietro che dice?´
Cosa c´entra Pietro mi chiedo da sola ma sopratutto: "mi è piaciuto?"
Il mio primo Trail e pensare che era da un po che lo aspettavo e ora che è finito che l´ho chiuso in ben sei ore e quarantasette minuti e ventitré secondi ancora non c´ho capito nulla.
Non che sia deficiente per non capire quello che si prova, ma rispetto alle emozioni che ho provato per le corse anche per le notturne per dire questa volta è più complicato. Questa volta avevo aspettative alte, pensavo di correre in montagna, pensavo a godermi la meraviglia che mi circondava ed invece è successo qualcos´altro.
Siamo arrivati il giorno prima con mio marito in un angolo di paradiso al tramonto con l´intenzione di godere a pieno di questo evento, il sole che tramontava dietro le Apuane e noi che pensavamo al giorno dopo.
Alla partenza ci ritroviamo tutti attrezzati con i nostri equipaggiamenti tecnici, Pietro ci ha raggiunti con la famiglia siamo tutti curiosi di sapere cosa ci riserva la giornata, foto di rito e urla dello speaker in una minuscola piazzetta di mezza montagna, persone che si allungano, chi si scalda, chi fa le foto, chi avvia i podometri, chi controlla le riserve e quella voce infernale dal microfono che urla senza che nessuno di noi voglia ascoltarlo, ciascuno vuole fare i conti con la montagna, partire e guardare in faccia il percorso.... via partiti, Gorfigliano scorre sotto le nostre scarpette, chi con i bastoni, chi con le bandane, chi scherza, io cerco di rimanere nel gruppetto di partenza con la veloce Marina,con gli amici della domenica delle Tre province e con mio marito che a questo giro ha deliberatamente sacrificato la sua voglia di correre per accompagnarmi, "per fortuna!" , aggiungo adesso.
Ci lasciamo le grida dello speaker alle spalle e iniziamo a salire in una cava di marmo bianchissima dal riverbero infernale, da 685 m slm ci porta nella polvere a oltre 1100. In vita mia poche volte mi son vestita di nero e domenica ho capito di averci sempre visto giusto, un ascesa infernale dove pochi corrono quasi nessuno un terreno che pare la spiaggia di ghiaia a Marina e io che inizio con le battute truci.. ´Se moio qui il marmo c´è già!´ A metà salita troviamo la scritta rossa BRAVI ancora non sapevamo che non si riferiva all´andata ma al ritorno illusi che siamo stati, pensavamo che correre in salita sulla ghiaia potesse essere un impresa.
Finalmente finisce la cava e inizia uno stradello corribile uno dei pochi con il primo ristoro solo acqua, ricarico con acqua fresca il mio camel bag e riparto a corsa, sola stavolta, inizio a divertirmi nella corsa a cercare di recuperare il tempo in cui non mi è stato possibile correre ed entro in una galleria a servizio della cava, bene mi dico inizio a correre ma la cosa dura poco, stoppati dalla salita in un bosco splendido ma sempre salita è, ci provicchio ma niente troppo dura.
Dei luoghi più belli ricorderò indubbiamente Campocatino con un ristoro pieno di frutta fresca e secca e si riparte verso la Tambura la cima ci attende. Incontro Germana e ci mettiamo a parlare di come sarà il pezzo con le corde ci prendiamo in giro sulla classifica e nel frattempo arriviamo ai piedi della vetta! Spettacolare maestosa sassosissima , prima di salire mi rifornisco di acqua fresca a una fonte, rifornimento provvidenziale sia per la temperatura sia per la distanza dal seguente ristoro.
Adesso arriva la regina e io che soffro di vertigini mi preparo al momento della mia battaglia, inizio a salire senza pensare a cosa c´è sotto, sfido la mia paura stando attenta a non farmi soprassedere con la massima attenzione usando anche le mani se necessario, ebbene si alcuni pezzi li ho fatti a gattoni, correre per me sarebbe stato impossibile. Qui ho fatto i conti con le mie paure ma non ho fatto un trail, ho scalato una montagna bellissima come però tantissime altre volte nella mia vita, con quegli stessi sentimenti , con lo stupore del paesaggio, l´attenzione e il rispetto dei miei limiti, ma non un trail!
Per tutta la vetta e per tutti gli altri punti rischiosi devo dire che l´organizzazione è stata presente così come la tracciatura del percorso è stata encomiabile, chi si è perso è perché era parecchio distratto i cartellini erano veramente fitti e per tutta la cresta erano presenti numerosi punti di assistenza.
Bene arriviamo al cancello della lunga e comincio ad essere preoccupata del cancello delle sette ore, da quando sono partita ho visto diverse persone tornare indietro, acciuffo al volo dei pezzi di banana e scendo giù da sola.
Provo a corricchiare ma il sentiero è stretto mi raggiunge mio marito e Roberto un amico delle tre province, una ragazza ci avverte che ha perso il compagno di un livello esperto che non è passato al primo controllo. Cominciano ad arrivare notizie dal cancello della lunga, in molti sono stati riaccompagnati giù non avendolo passato addirittura qualcuno si è fatto male candendo ed è stato riaccompagnato dal soccorso, insomma il panorama comincia a prendere forma e qualcuno comincia a cambiare idea nel paragonare questo con la skyrace che si terrà a breve ,poco distante da qui.
Mi rilasso ascoltando i racconti di Roberto sulla Pesticciata e qui inizio a cadere sul fogliame secco, rido come una matta dal momento che probabilmente la stanchezza inizia ad avere la meglio e ci troviamo di fronte ad altri pezzi ferrati. Bene attenziò, concentraziò che la sotto inizia la discesa ci dicono! Speravo almeno in discesa di poter correre e quando arriviamo alla strada di cava delusione è nuovamente come correre sulle ghiaie di Marina di Pisa solo in discesa , quindi peggio e con il peso della strada alle spalle. La persecuzione delle ghiaie continua, credo che di tutto il trail la parte più sfiancante sia stata questa della cava in discesa, ginocchi che iniziano a fare male e piedi che vanno per conto suo, galle nei ditoni contratti dalla pendenza. Morale a pezzi provo ad assaggiare il guaranà di dotazione, oibò peggio della medicina di Pinocchio, sputo e riparto aprendo il bombardone barrettoso energizzante di una nota marca che temevo più di tutti per la sete che è capace di mettermi.
La prendo a ridere ma anche a bestemmiare devo dire che se qui non avevo mio marito sarei rimasta a aspettare soccorsi per lo scoraggiamento, non tanto per la fatica che si supera, non per il dolore i piedi che mentalmente sono abituata combattere, non per il fiato corto condizione permanente di ogni corsa, più di tutti infatti è la mente che ti condiziona, insomma fra imprecazioni e battute proseguo arrivando spossata alla fine e chiudendola viva come mi ero ripromessa in un tempo biblico ma dentro il cancello delle sette ore.
Sono passata dalla gioia di abbracciare con lo sguardo i due laghi Vagli e Gramolazzo, di toccare con un dito la Versilia, il retro delle cave uno squarcio nella montagna, indenne alle lamine delle pietre che ti tagliano il piede mentre provi a correre, al bruciore che provano le mani mentre scivola il cavo d´acciaio, l´odore delle feci degli ovini in quota misto a quello di piante di timo, di aglietto, di fragoline allo scoraggiamento più totale. Ho passato l´arrivo e in tanti mi han fatto i complimenti ma per cosa ancora non l´ho capito. Pietro invece è stato un grande, vedere il suo arrivo con la famiglia li, gli occhi fieri dei suoi figli che si stringevano attorno a un eroe mi ha commosso, credo che aspettare sette ore e mezzo il marito sia un atto d´amore estremo, grande moglie di Pietro per la pazienza che hai dimostrato nei confronti dei malati come noi e bravo Pietro per l´impresa!









Fonte: Valeria Antoni