08 Giugno 2025

100 sorrisi per 100 chilometri..

La 100 chilometri del Passatore, giunta alla sua cinquantesimo edizione, vedeva fin da dicembre tra gli iscritti (che alla chiusura delle iscrizioni saranno 3500) il mio nome. Un'altra esperienza sportiva che era stata da me inserita anni fa in un piccolo elenco di avventure sportive da fare almeno una volta nella vita. L'ultimo anno della mia vita è stato un po' troppo pieno di impegni: il lavoro, la gestione dei figli adolescenti, l'attività sindacale, il tirocinio post laurea che mi porterà all'esame di abilitazione tra poche settimane. Tutte queste attività hanno sottratto tempo allo svago, dalle nuotate tritoniche invernali alla consueta preparazione podistica. In più hanno portato uno stato di malessere con nausea e altro in occasione delle manifestazioni sportive, anche non agonistiche, alle quali decidevo di partecipare. Sono arrivato ad affrontare il passatore con una folle spensieratezza e senza una specifica tabella di preparazione. Ho esercitato il fisico alla fatica: dormire poco, lunghe passeggiate, stare in piedi per molte ore della giornata. Solo sabato mattina durante la lunga attesa, sotto il sole battente, per il ritiro del pettorale ho realizzato che stavo facendo una cosa fuori dal normale. L'agitazione è cresciuta nel momento in cui ho iniziato a vestirmi e a preparare gli zaino per il cambio a Casaglia e per l'arrivo a Faenza. Le mie orecchie erano ben attente ai racconti di chi da veterano della manifestazione condivideva esperienze passate e dispensava suggerimenti: sull'alimentazione, su come e quando alternare corsa e camminata, cosa mettere nello zaino per il cambio, la crema solare, la crema anti sfregamento ecc ecc. Passano le ore e si avvicina l'ora della partenza, giornata calda. Mangio una focaccia e un pezzetto di torta al cioccolato per non far sentire soli i chili accumulati in questi mesi. Finalmente nei pressi della partenza, dapprima quasi deserta che si riempie nel tempo del consueto pellegrinaggio pre gara degli atleti verso i bagni chimici. Espletata anche questa formalità, tutto è pronto, sale la tonalità di voce dello speaker, sale la tensione. Il pubblico numeroso e curioso da dietro le transenne ci incoraggia e dispensa un lungo applauso. Solo dopo alcuni minuti dallo sparo che da l'avvio alla corsa, riusciamo a transitare sulla linea di partenza, insieme a me c'è Vittorio (reduce da un recente infortunio alla schiena che ne ha compromesso il programma di preparazione) mentre Gerardo ci ha già salutato avendo programmato da mesi un altro tipo di gara. Vi confesso che gli attimi della partenza sono stati per me emozionanti tanto da farmi piangere. Si parte, dopo alcuni "stop and go" nelle vie del centro storico di Firenze, impostiamo un ritmo di corsa per i primi chilometri in attesa della prima aspra salita. Fin da subito accumuliamo minuti di vantaggio sulla tabella stilata da Vittorio per concludere la gara in 19 ore. Arrivano le prime salite, cominciamo ad alternare corsetta a camminata veloce. Arrivano i primi ristori, da subito l'organizzazione appare impeccabile, le macchine scorrono accanto a noi senza eccessivo disagio per la circolazione né per gli atleti, con la giusta attenzione nasce una pacifica convivenza, ovviamente il traffico è rallentato. Molte le bici al seguito dei runners. Oltre ai ristori ufficiali, lungo il percorso ne troviamo anche di improvvisati, bambini che offrono biscotti e vogliono battere il cinque, famiglie impegnate in pic - nic, si prosegue e non si è mai soli. Tra un sorpasso e un controsorpasso ci raccontiamo esperienze sportive, incontriamo un signore che corre con una bandiera che testimonia la sua 49isima partecipazione alla manifestazione (ha saltato solo la prima), a lui chiediamo indicazioni sul percorso. Poi alcune stravaganti magliette e iniziative: da Paolo che corre con il suo pollo, il corridore con i sandali, la maglietta con la scritta sulle spalle "Dai, dai, dai", quelle gialle con la scritta "il condominio" per finire con la polisportiva "il crampo". E così tra una chiacchiera e l'altra ci lasciamo alle spalle la prima salita (Vetta le Croci 518 Mt) e la prima discesa fino a Borgo San Lorenzo. Nel frattempo Vittorio ha allungato e sono rimasto solo, siamo al km 31 ed è ora di pensare alla salita più dura, quella che porta in cima alla Colla di Casaglia (913 Mt) posta all'altezza del km 48. Ci metto poco a trovare nuovi compagni di viaggio, in particolare Alessandro dalla Brianza, anche lui alla prima esperienza. Teniamo un buon ritmo e saliamo tra i 10 e gli 11 minuti al chilometro, ci rinfranchiamo con i ristori, l'ultimo prima della vetta a base di pizza e birra, cala la sera e molti iniziano a coprirsi per la notte, io fino al km 43 corro con solo la canottiera, ho caldo. Decido poi di sostituire la canottiera con la maglia rossa a mezze maniche e manicotti Pisa Road Runner con anche lo smanicato. Giunti in vetta alla Colla, decidiamo di sottoporre le nostre gambe ad un massaggio a base di arnica offerto dal personale della Misericordia. E proprio questa opera misericordiosa che rimette in sesto le articolazioni, usciamo e lo sbalzo termico è pazzesco, per fortuna a 100 metri ci aspetta un altro traguardo volante ma anche l'ennesimo ricco ristoro dove consumo un piatto di pasta in bianco e del brodo caldo. Poi via in discesa, con attenzione, fino a Casaglia dove ci attende il cambio di vestiario. Arrivo e decido, sbagliando di aggiungere una maglia termica a maniche lunghe (troppo leggera), non cambio le scarpe e non prendo la seconda torcia. Non perdo quindi tempo ma faccio degli sbagli che potevano compromettere tutto (per esempio non aver pensato di portare dei guanti per la notte). Nonostante le raccomandazioni date al mio improvvisato compagno di viaggio, mi lancio a tutta velocità verso Marradi (km 65) dove arrivo che sono passate poco più di 10 ore dall'inizio della gara. L'emozione è indescrivibile. Mancano però ancora 35 chilometri, è notte, sono stanco, ho freddo e le mani sono incredibilmente gonfie tanto che non riesco a chiudere i pugni. Le gambe stanno abbastanza bene, la cervicale mi fa male e la schiena pure. Decido pertanto di alternare la corsa leggera ad una marcia intensa. Così facendo conteggio i km di cinque in cinque. La notte buia ci accompagna, il cielo è stellato, attraversiamo qualche ponte e ci fanno compagnia il dolce scorrere dell'acqua dei numerosi torrenti e il gracidare di qualche rospo innamorato. Purtroppo, complice forse il brodo caldo o le bevande gassate, l'incantesimo e lo spettacolo notturno viene a volte interrotto da fragorosi borigmi o brontolii lasciati liberi di espressione dalle bocche di alcuni atleti. Per la cronaca nonostante abbia bevuto e mangiato a tutti i ristori non ho avuto alcun problema di nausea e ho effettuato solo due pit stop. La notte passa veloce e le stelle con lo spicchio di luna ci salutano lasciando lo scenario ad una meravigliosa alba. Proprio in coincidenza con le prime luci dell'alba, la mia torcia frontale esaurisce l'energia e si spegne definitivamente al km 75. Altri meglio attrezzati di me continuano ad illuminare il percorso. In merito c'è da sottolineare la bravura degli organizzatori che sono riusciti a rendere percorribili tutte le strade danneggiate dalla recente alluvione. Manca poco più di una mezza maratona, da qui in poi se uno è ben allenato, non ha avuto traumi o vesciche, potrebbe lasciare andare la gamba. Nel mio caso, non so bene quanta forza ci sia in me per cui tergiverso e continuo con un passetto lento e costante. Mi rincuora vedere piccoli gruppi che alternando 500 metri di corsa a 500 metri di camminata, non riescono a staccarmi. La mente mi riporta a ricordi di 35 anni fa, alle lunghe marce fatte da allievo della Scuola Alpina della Guardia di Finanza sui sentieri delle Alpi del Trentino. La domenica mattina è illuminata quando arrivo all'ultimo traguardo intermedio situato a Brisighella, siamo al km 88,6 e anche qui come in tutti gli altri centri abitati, ci accoglie un clima di festa (a volte con la musica ad alto volume, sempre con saluti e parole di incoraggiamento). L'orologio mi ha abbandonato fin dal km 47 e quindi ad ogni ristoro chiedo lumi su che ore sono. È l'ora delle prime passeggiate per molti cani che accompagnati dai loro amici a due zampe si riversano nei giardini e nelle strade. Qualcuno ci osserva stupito e ci regala una scondinzolata affettuosa. Penso alla nostra Polpetta che avrebbe sicuramente abbagliato al passaggio sotto casa di ogni corridore. Penso ai miei figli che a quell'ora staranno ancora dormendo. Penso a mia moglie che mentre sto correndo, sta seguendo sul sito l'andamento della gara e si appresta alle cinque del mattino ad iniziare il suo secondo turno di lavoro da quando sabato mattina alle 9.30 mi ha accompagnato alla stazione. Penso a mio padre che giorni fa, così all'improvviso nel mezzo di una chiacchierata, mi ha chiesto di non esagerare con le maratone. Penso a tutti gli amici, sportivi e non, che da dicembre mi hanno guardato con occhi curiosi, mi hanno sostenuto e consigliato, hanno creduto alle mie parole quando dicevo: non domandatevi se finirò il passatore, preoccupatevi di come lo finirò. Ma proseguo il racconto ed è ora, mentre scrivo con la medaglia e il diploma davanti a me, che mi commuovo. Mancano pochi chilometri, la strada è in leggera discesa tuttavia decido di preservare le ultime energie per gli ultimi chilometri, fino a che lo intravedo da lontano, il viale alberato è poi quello striscione tanto immaginato. Ora è realtà, sono all'ultimo chilometro. Faenza mi accoglie, il sole è alto ed illumina la città, molta gente attende l'arrivo dei concorrenti, l'immancabile ti, ti, ti finale ai danni di uno sprovveduto e sconosciuto compagno di avventura che si arrende alla stanchezza a 500 metri dal traguardo e spero mi perdonerà. Vedo il traguardo, sento la voce dello speaker. È fatta sono un ultramaratoneta. La mia prima 100k. Pochi minuti dopo di me arriva al traguardo una signora che conclude la sua 40esima volta il passatore, mi congratulo con lei e poco dopo le sento dire che è la sua 157isima 100km. Così come alla partenza avevo sentito parlare di chi ha partecipato alla Milano Sanremo piuttosto che alla 7 colli o cose del genere, cose di un altro mondo. Capire tu non puoi, Francesco chiamale se vuoi emozioni. Ora le gambe a stento reagiscono, altri arrivano esausti, qualcuno è caduto a pochi chilometri dal traguardo, altri subito dopo. Arriva anche Vittorio che conclude una prova condizionata dalle piaghe ai piedi, mentre Gerardo è già arrivato da diverse ore. Diversa la preparazione, uguale la sofferenza e la gloria per il nostro primo Passatore. Nota bene papà: farò meno maratone ma non è detto che non farò più la 100 chilometri del passatore.

Fonte: Francesco Fabbri



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