Toscana X-Tri Punta Ala: alla fine è tutta, e solo, voglia di fare...
18-05-2015 12:10 - Triathlon, Bike, Duathlon, Aquathlon, Nuoto per Tri, etc
17/05/2015 ore 21.qualcosa
Scarico la macchina, le gambe, adesso, sono pesanti.
Sono stato tutto il pomeriggio, al mare, con la sensazione di non essere riuscito a dare tutto.
Eppure, alla fine, dopo quei tratti di salita dove NON sono riuscito a correre; dopo quei quasi 2 km di sabbia dove i piedi affondano e diventano pesanti ferri da stiro; dopo quegli scogli sdrucciolevoli, che tra un po´ mi mandano in ortopedia; dopo il guado, si, il guado, con l´acqua che mi arriva al petto e quel sole che mi batteva a piombo sulla testa; bè, a me mi pareva di non farcela più.
Ah già, prima, c´erano stati quei 1500 metri di nuoto. E c´erano anche stati quei 27 km di mountain bike. Ma Mountain Bike vera, con la "M" e la "B" maiuscola. Mica quella strada bianca pietrosa che faccio di solito per allenarmi.
Vabbè, il giorno prima, da Daniele (un amico brianzolo di Francesca, sceso il giorno prima per fare la prova dei percorsi), finisher in 2h55´ e 30esimo assoluto, arrivano messaggi strani, parole di cui so il senso, ma non l´applicazione in una gara: singletrack, guado, parecchio dura. Io faccio spallucce, come al solito: si fa quel che si deve.
Avevo visto i risultati dello scorso anno, il vincitore aveva chiuso in poco più di due ore. Il mio obbiettivo è chiudere tra le 2h30´ e le 3h00´ con, chiaramente, sfumature di soddisfazione più marcate verso il limite basso.
Povero illuso che non sono altro.
Nota 1: Mettersi la muta con la sabbia è roba da sadomasochisti.
Spunta pettorale e schieramento nella gabbia di partenza, non sono in prima fila, conscio che comunque nuoto da cane. Non siamo tanti, ma come al solito sono tutti grossi. O magari sono io che sono una mezzasega, non so. Non vedo neanche il mare, vedo solo metri quadri e metri quadri di groppone color nero muta. Vabbè, il pensiero è sempre quello: "ma chi me lo ha fatto fare...".
Si parte. La solita scazzottata per prendere le posizioni migliori, prendo il mio ritmo, ma mi ritrovo sempre gente tra i piedi (o tra le braccia). Punto le boe, poi mi rendo conto che c´è un po´ di corrente, cerco di sfruttarla. Esco dall´acqua dopo i primi 750m (erano due giri) in 15 minuti e qualcosa. Minchia, ma sono fortissimo, non l´ho mai fatto sto tempo. Sono tra gli ultimi, ma di solito prendo più distacco, faccio un pezzetto di corsa e di nuovo nell´acqua per il secondo giro. Stesso ritmo, adesso sono in compagnia di un solo nuotatore, gli altri sono davanti a me, ma non di molto.
Esco.
Corro verso la zona cambio, sfilo il sopra della muta senza particolari problemi, arrivo alla bici, cerco di sfilare il sotto. Rettifico: non cerco di sfilare il sotto della muta, ci litigo, arrivandoci quasi alle mani. Riesco ad averne ragione solo dopo un paio di minuti.
Prendo la bici e via.
Pezzetto di asfalto e poi si va nel bosco.
Nota2: Quando Daniele diceva singletrack, intendeva proprio singletrack.
Inizio la mia pedalata con un ritmo abbastanza veloce, recuperando ben presto qualche posizione. Purtroppo non si passa, bisogna accodarsi, farsi notare da quello davanti e aspettare che ci sia modo di passare.
Il sentiero è molto bello, alterna salite brevi e ripide a tratti in discesa molto tecnici, compresi passaggi tra la fitta macchia mediterranea. Ci vuole sempre molta attenzione, bisogna valutare bene dove passare, bisogna disegnare le traiettorie e accompagnare bene con braccia e corpo. Mi sto divertendo come un bambino al luna park.
La spia di allarme si accende quasi alla fine del primo giro in bici: mi rendo conto di aver quasi finito la mia borraccia d´acqua (errore mio a portarne una sola).
Quasi alla fine del secondo giro, invece, comincio ad avere ben chiara la sensazione che sto finendo la benzina.
Ho passato le 2 ore di gara, non mi sono mai spinto così in la.
In un pezzo di strada bianca, sotto il sole cocente, la stanchezza la sento forte e ben distinta.
Cerco di non mollare, punto quello davanti a me e lo riprendo in salita, breve tratto di discesa e si torna verso la zona cambio. C´è asfalto pedalo con il rapporto più duro, ma lui pedala più di me e mi sorpassa. Ci fanno scendere un piccolo argine e poi salire di nuovo su una strada bianca. E´ qualche metro davanti a me, ma appena salito sulla strada cade, lo passo di nuovo assicurandomi che non si sia fatto male.
Arrivo alla zona cambio, lascio la bici, indosso le scarpe e riparto.
Primo pezzo in piano sull´argine del fiume, cerco di spingere e per i primi 4/5 metri tengo anche un passo discreto, poi il buio.
L´inizio della salita mi spacca in due. Corricchio, ma il passo è pesante. La salita si fa ancora più dura, devo camminare, c´ho il cuore fuori giri. Passato il pezzo duro mi rimetto a corricchiare, arrivo in cima e mi butto in discesa. E´ ripida, mi aiuto aggrappandomi agli alberi. Mi si apre davanti uno squarcio meraviglioso. Dal bosco si vede la lingua di sabbia sottostante con il mare azzurro. Meraviglioso.
Cerco di sciogliere buttando le gambe in discesa, ma mi sento la mobilità di pinocchio.
In un tratto un po´ pericoloso c´è un ragazzo dello staff a dare una mano, mi appoggio a lui e mi butto di sotto. Arrivo sulla spiaggia, cerco la parte con la sabbia più compatta, guardo il gps, viaggio a 5´ e qualcosa al km: mi prende un po´ di frustrazione, avrei voluto fare di più. Ora prendo sto gps e lo butto via.....
Finisce il primo pezzo di spiaggia, si sale sugli scogli non rallento più di tanto, ma mettere un piede su uno scoglio che si muove mi riporta a più miti consigli, e decido sia il caso di camminare guardando bene dove metto i piedi. Finisce la scogliera, si sale sull´argine e giù nel fiume. L´acqua mi arriva al petto, mi inerpico dall´altro lato e di nuovo sulla spiaggia. Passo davanti all´arrivo, davanti a Francesca che mi fa una foto e proseguo per fare un giro all´interno del campeggio. C´ho i piedi pesanti come il piombo.
Passando dietro il traguardo riesco a prendere 2 bicchieri d´acqua e riparto.
Stesse difficoltà e, più o meno, stesso passo.
Argine, salita, discesa, spiaggia,scogli, fiume, spiaggia. Vedo uno davanti a me e decido di provare a prenderlo. Lui se ne accorge e cerca di allungare ma a 4/500 metri lo affianco, lo guardo, sono alla frutta.
"se ne hai ancora arriviamo insieme" gli dico, mi fa cenno di no con la testa.
Allungo e lo lascio indietro.
Sento i rumori della zona arrivo, ormai ci siamo.
La speaker pronuncia il mio nome.
Mi sento devastato, ma solo nel fisico. Per il resto scodinzolo come un canino davanti ad un biscotto.
Cazzo che figata.
Oh, alla fine ho vinto anche a questo giro (magari l´anno prossimo leviamo quei 10/20 minuti per essere un atleta serio).
La classifica finale dice 78° in 3h23´02"
Fonte: Valerio Savino
Scarico la macchina, le gambe, adesso, sono pesanti.
Sono stato tutto il pomeriggio, al mare, con la sensazione di non essere riuscito a dare tutto.
Eppure, alla fine, dopo quei tratti di salita dove NON sono riuscito a correre; dopo quei quasi 2 km di sabbia dove i piedi affondano e diventano pesanti ferri da stiro; dopo quegli scogli sdrucciolevoli, che tra un po´ mi mandano in ortopedia; dopo il guado, si, il guado, con l´acqua che mi arriva al petto e quel sole che mi batteva a piombo sulla testa; bè, a me mi pareva di non farcela più.
Ah già, prima, c´erano stati quei 1500 metri di nuoto. E c´erano anche stati quei 27 km di mountain bike. Ma Mountain Bike vera, con la "M" e la "B" maiuscola. Mica quella strada bianca pietrosa che faccio di solito per allenarmi.
Vabbè, il giorno prima, da Daniele (un amico brianzolo di Francesca, sceso il giorno prima per fare la prova dei percorsi), finisher in 2h55´ e 30esimo assoluto, arrivano messaggi strani, parole di cui so il senso, ma non l´applicazione in una gara: singletrack, guado, parecchio dura. Io faccio spallucce, come al solito: si fa quel che si deve.
Avevo visto i risultati dello scorso anno, il vincitore aveva chiuso in poco più di due ore. Il mio obbiettivo è chiudere tra le 2h30´ e le 3h00´ con, chiaramente, sfumature di soddisfazione più marcate verso il limite basso.
Povero illuso che non sono altro.
Nota 1: Mettersi la muta con la sabbia è roba da sadomasochisti.
Spunta pettorale e schieramento nella gabbia di partenza, non sono in prima fila, conscio che comunque nuoto da cane. Non siamo tanti, ma come al solito sono tutti grossi. O magari sono io che sono una mezzasega, non so. Non vedo neanche il mare, vedo solo metri quadri e metri quadri di groppone color nero muta. Vabbè, il pensiero è sempre quello: "ma chi me lo ha fatto fare...".
Si parte. La solita scazzottata per prendere le posizioni migliori, prendo il mio ritmo, ma mi ritrovo sempre gente tra i piedi (o tra le braccia). Punto le boe, poi mi rendo conto che c´è un po´ di corrente, cerco di sfruttarla. Esco dall´acqua dopo i primi 750m (erano due giri) in 15 minuti e qualcosa. Minchia, ma sono fortissimo, non l´ho mai fatto sto tempo. Sono tra gli ultimi, ma di solito prendo più distacco, faccio un pezzetto di corsa e di nuovo nell´acqua per il secondo giro. Stesso ritmo, adesso sono in compagnia di un solo nuotatore, gli altri sono davanti a me, ma non di molto.
Esco.
Corro verso la zona cambio, sfilo il sopra della muta senza particolari problemi, arrivo alla bici, cerco di sfilare il sotto. Rettifico: non cerco di sfilare il sotto della muta, ci litigo, arrivandoci quasi alle mani. Riesco ad averne ragione solo dopo un paio di minuti.
Prendo la bici e via.
Pezzetto di asfalto e poi si va nel bosco.
Nota2: Quando Daniele diceva singletrack, intendeva proprio singletrack.
Inizio la mia pedalata con un ritmo abbastanza veloce, recuperando ben presto qualche posizione. Purtroppo non si passa, bisogna accodarsi, farsi notare da quello davanti e aspettare che ci sia modo di passare.
Il sentiero è molto bello, alterna salite brevi e ripide a tratti in discesa molto tecnici, compresi passaggi tra la fitta macchia mediterranea. Ci vuole sempre molta attenzione, bisogna valutare bene dove passare, bisogna disegnare le traiettorie e accompagnare bene con braccia e corpo. Mi sto divertendo come un bambino al luna park.
La spia di allarme si accende quasi alla fine del primo giro in bici: mi rendo conto di aver quasi finito la mia borraccia d´acqua (errore mio a portarne una sola).
Quasi alla fine del secondo giro, invece, comincio ad avere ben chiara la sensazione che sto finendo la benzina.
Ho passato le 2 ore di gara, non mi sono mai spinto così in la.
In un pezzo di strada bianca, sotto il sole cocente, la stanchezza la sento forte e ben distinta.
Cerco di non mollare, punto quello davanti a me e lo riprendo in salita, breve tratto di discesa e si torna verso la zona cambio. C´è asfalto pedalo con il rapporto più duro, ma lui pedala più di me e mi sorpassa. Ci fanno scendere un piccolo argine e poi salire di nuovo su una strada bianca. E´ qualche metro davanti a me, ma appena salito sulla strada cade, lo passo di nuovo assicurandomi che non si sia fatto male.
Arrivo alla zona cambio, lascio la bici, indosso le scarpe e riparto.
Primo pezzo in piano sull´argine del fiume, cerco di spingere e per i primi 4/5 metri tengo anche un passo discreto, poi il buio.
L´inizio della salita mi spacca in due. Corricchio, ma il passo è pesante. La salita si fa ancora più dura, devo camminare, c´ho il cuore fuori giri. Passato il pezzo duro mi rimetto a corricchiare, arrivo in cima e mi butto in discesa. E´ ripida, mi aiuto aggrappandomi agli alberi. Mi si apre davanti uno squarcio meraviglioso. Dal bosco si vede la lingua di sabbia sottostante con il mare azzurro. Meraviglioso.
Cerco di sciogliere buttando le gambe in discesa, ma mi sento la mobilità di pinocchio.
In un tratto un po´ pericoloso c´è un ragazzo dello staff a dare una mano, mi appoggio a lui e mi butto di sotto. Arrivo sulla spiaggia, cerco la parte con la sabbia più compatta, guardo il gps, viaggio a 5´ e qualcosa al km: mi prende un po´ di frustrazione, avrei voluto fare di più. Ora prendo sto gps e lo butto via.....
Finisce il primo pezzo di spiaggia, si sale sugli scogli non rallento più di tanto, ma mettere un piede su uno scoglio che si muove mi riporta a più miti consigli, e decido sia il caso di camminare guardando bene dove metto i piedi. Finisce la scogliera, si sale sull´argine e giù nel fiume. L´acqua mi arriva al petto, mi inerpico dall´altro lato e di nuovo sulla spiaggia. Passo davanti all´arrivo, davanti a Francesca che mi fa una foto e proseguo per fare un giro all´interno del campeggio. C´ho i piedi pesanti come il piombo.
Passando dietro il traguardo riesco a prendere 2 bicchieri d´acqua e riparto.
Stesse difficoltà e, più o meno, stesso passo.
Argine, salita, discesa, spiaggia,scogli, fiume, spiaggia. Vedo uno davanti a me e decido di provare a prenderlo. Lui se ne accorge e cerca di allungare ma a 4/500 metri lo affianco, lo guardo, sono alla frutta.
"se ne hai ancora arriviamo insieme" gli dico, mi fa cenno di no con la testa.
Allungo e lo lascio indietro.
Sento i rumori della zona arrivo, ormai ci siamo.
La speaker pronuncia il mio nome.
Mi sento devastato, ma solo nel fisico. Per il resto scodinzolo come un canino davanti ad un biscotto.
Cazzo che figata.
Oh, alla fine ho vinto anche a questo giro (magari l´anno prossimo leviamo quei 10/20 minuti per essere un atleta serio).
La classifica finale dice 78° in 3h23´02"
Fonte: Valerio Savino