La mia prima volta (di Giuliana Testai)
30-07-2023 12:48 - Nuoto FIN - gruppo master, etc
La mia prima volta.
No, non pensate male, non quella "prima volta", quella si perde nel paleolitico, e non è stata neanche un granché. Oggi vi racconto la mia prima gara di mezzofondo sprint in acque libere, anche se nel mio caso definirlo sprint è oltremodo azzardato. 1852 metri, sempre che tu prenda la traiettoria giusta. Come minchia ci sono finita a fare questa gara? Al massimo gareggio nei 100 dorso, in allenamento mi nascondo sotto il bordo se c'è da fare una serie più lunga di 200 metri, simulo un malore, mi scappa la pipì...Presa da chissà quale virus, cerco di convincere Flavia Berti Lorenzi e Maria Pia Gerbi a buttarsi in questa nuova avventura. "Dai bimbe, mal comune mezzo gaudio", tanto sono convinta che mi diranno di no...porco Nettuno, queste si sono iscritte.
E ora? Vabbè, io ho la scusa, sono due mesi che mi sente forte la schiena, un mese e mezzo di stop totale agli allenamenti, terapie su terapie...dai, vengo ma non parto. Armiamoci e partite! E invece, non so nemmeno come, mi ritrovo marchiata come una mucca con il numero 209. Mi sento pure un pò ganza, con tutti quei numeri sembro vera. Cammino fiera davanti al buon Renato Consilvio, che mi immortala in questo epico momento, sia mai che questa affoga.
Ovvia, siamo in acqua, pronti per la partenza, che, sappiatelo, è una roba tipo la mattanza dei tonni. Io e Flavia ci facciamo coraggio, abbiamo lo stesso passo, faremo la gara insieme. Si parte!
Io e Flavia spalla a spalla, dopo circa cento metri mi viene in mente la famosa scia, mi incollo ai piedi della mia amica e mi lascio trasportare dal mare e dalla sua scia. Arriviamo alla prima boa...di già? Ma allora sono invincibile, sono un'eroina, campionessa del mondo, nessuna fatica, dai Flavia, tira un pò di più, se è così facile possiamo fare anche una 5 km. La schiena inizia a farmi male, ma fermo le gambe e sento che posso andare avanti. Nel frattempo Flavia, che scema non è, si è messa a sua volta in scia di qualcuno. Passiamo la seconda boa e immediatamente ci rendiamo conto perché stavamo andando così bene; la corrente che avevamo a favore adesso è contro. Inizia a farmi male una spalla. Ah già, il mio problema al sovraspinato. Comunque sia, arriviamo all'ultima boa, ci rimane l'ultimo lato del quadrilatero. Passata la boa mi affianco a Flavia e le urlo: "Vai Flavia ora si sfo'a, a manetta!!!"
Parto a tutta velocità (lasciatemi credere che lo fosse) per l'ultimo tratto, dai, tanto manca poco, ecco le boe che delimitano l'imbuto dell'arrivo, dai, ci siamo, ci siamo...ci siamo una sega, sembrava più vicino. Puf, puf, che fatica, forzaaaaaaa, tocco finalmente l'arrivo. Mi giro e ho accanto a me Flavia, l'abbraccio fiera e felice della nostra impresa, e lei poetica: "Maremma maiala ma caa tiri? Ma dove credevi d'andà, accidenti a te!"
Ma subito vediamo i volti sorridenti dei nostri compagni di squadra che ci aspettavano. Carlo, Massimiliano, Angela, Chiara...ah no, Chiara no, lei stava offendendo tutti gli dei degli oceani perché aveva il mal di mare.
Pian piano arrivano tutti, ci abbracciamo, i più esperti per amicizia, i meno esperti felici di essere sopravvissuti.
Fonte: Giuliana Testai
No, non pensate male, non quella "prima volta", quella si perde nel paleolitico, e non è stata neanche un granché. Oggi vi racconto la mia prima gara di mezzofondo sprint in acque libere, anche se nel mio caso definirlo sprint è oltremodo azzardato. 1852 metri, sempre che tu prenda la traiettoria giusta. Come minchia ci sono finita a fare questa gara? Al massimo gareggio nei 100 dorso, in allenamento mi nascondo sotto il bordo se c'è da fare una serie più lunga di 200 metri, simulo un malore, mi scappa la pipì...Presa da chissà quale virus, cerco di convincere Flavia Berti Lorenzi e Maria Pia Gerbi a buttarsi in questa nuova avventura. "Dai bimbe, mal comune mezzo gaudio", tanto sono convinta che mi diranno di no...porco Nettuno, queste si sono iscritte.
E ora? Vabbè, io ho la scusa, sono due mesi che mi sente forte la schiena, un mese e mezzo di stop totale agli allenamenti, terapie su terapie...dai, vengo ma non parto. Armiamoci e partite! E invece, non so nemmeno come, mi ritrovo marchiata come una mucca con il numero 209. Mi sento pure un pò ganza, con tutti quei numeri sembro vera. Cammino fiera davanti al buon Renato Consilvio, che mi immortala in questo epico momento, sia mai che questa affoga.
Ovvia, siamo in acqua, pronti per la partenza, che, sappiatelo, è una roba tipo la mattanza dei tonni. Io e Flavia ci facciamo coraggio, abbiamo lo stesso passo, faremo la gara insieme. Si parte!
Io e Flavia spalla a spalla, dopo circa cento metri mi viene in mente la famosa scia, mi incollo ai piedi della mia amica e mi lascio trasportare dal mare e dalla sua scia. Arriviamo alla prima boa...di già? Ma allora sono invincibile, sono un'eroina, campionessa del mondo, nessuna fatica, dai Flavia, tira un pò di più, se è così facile possiamo fare anche una 5 km. La schiena inizia a farmi male, ma fermo le gambe e sento che posso andare avanti. Nel frattempo Flavia, che scema non è, si è messa a sua volta in scia di qualcuno. Passiamo la seconda boa e immediatamente ci rendiamo conto perché stavamo andando così bene; la corrente che avevamo a favore adesso è contro. Inizia a farmi male una spalla. Ah già, il mio problema al sovraspinato. Comunque sia, arriviamo all'ultima boa, ci rimane l'ultimo lato del quadrilatero. Passata la boa mi affianco a Flavia e le urlo: "Vai Flavia ora si sfo'a, a manetta!!!"
Parto a tutta velocità (lasciatemi credere che lo fosse) per l'ultimo tratto, dai, tanto manca poco, ecco le boe che delimitano l'imbuto dell'arrivo, dai, ci siamo, ci siamo...ci siamo una sega, sembrava più vicino. Puf, puf, che fatica, forzaaaaaaa, tocco finalmente l'arrivo. Mi giro e ho accanto a me Flavia, l'abbraccio fiera e felice della nostra impresa, e lei poetica: "Maremma maiala ma caa tiri? Ma dove credevi d'andà, accidenti a te!"
Ma subito vediamo i volti sorridenti dei nostri compagni di squadra che ci aspettavano. Carlo, Massimiliano, Angela, Chiara...ah no, Chiara no, lei stava offendendo tutti gli dei degli oceani perché aveva il mal di mare.
Pian piano arrivano tutti, ci abbracciamo, i più esperti per amicizia, i meno esperti felici di essere sopravvissuti.
Fonte: Giuliana Testai